Lo chef Matteo e la sua Silvia: «La sfida dell'osteria con soli vini biologici. Non vendiamo ciò che non berremmo»

"Il caro bollette? Più forte l'amore per il nostro lavoro, così abbiamo aperto il nuovo locale"

Domenica 2 Ottobre 2022 di Andrea Ciprian
Matteo Perera e Silvia Dal Pont

BELLUNO - «Paura del caro bollette? L'amore per il nostro lavoro è più forte e ha prevalso: volevamo aprire un nuovo locale e lo abbiamo fatto». Matteo Perera e Silvia Dal Pont non si sono lasciati scoraggiare dai problemi della difficile congiuntura attuale e hanno realizzato il proprio sogno: fondare il primo ristorante tutto loro. Compagni nel lavoro e nella vita, 34 anni lui e 28 lei, entrambi di Belluno, hanno scelto di dare nuova vita all'osteria di Cet mettendo a frutto le esperienze maturate sia in Italia, sia all'estero.

Il locale è stato inaugurato lo scorso 28 agosto con un'insegna che ricorda allo stesso tempo il luogo e la filosofia della proposta: Enosteria C. eT. - Contemporaneità e Tradizione.

LA SCELTA

«Da un po' di tempo eravamo alla ricerca del posto giusto per sviluppare il nostro progetto - raccontano i giovani ristoratori bellunesi -. Dopo aver valutato diverse opzioni che però non ci convincevano, alla fine ci è capitata questa opportunità e abbiamo deciso di coglierla. Avevamo visionato alcuni posti in centro a Belluno, ma si trattava più che altro di ambienti vecchi, da sistemare, con i proprietari non disposti a scendere neanche di un centesimo sull'affitto. L'anno scorso, quando ci è stata prospettata la possibilità di rientrare nel Bellunese, eravamo impegnati in un'occupazione stagionale a Venezia, dove pensavamo di rimanere: ma una volta conosciuta, la realtà della vecchia osteria dei Cet ci ha colpiti, ci è piaciuta e così abbiamo lasciato la laguna per iniziare una nuova storia qui».

L'ENTUSIASMO

«È vero - confessano Matteo e Silvia -, prima c'è stato il Covid, poi si è aggiunta la guerra in Ucraina e ora i costi altissimi delle bollette. Se si guarda a tutto, in particolare qui in Italia, allora un locale non dovrebbe essere mai aperto. Vogliamo invece essere ottimisti, anche perché questo periodo non è caratterizzato solo da cose negative. Nonostante tutto, nell'ambito della ristorazione c'è comunque un bel fermento tra i giovani. E l'entusiasmo è contagioso. Lo stesso tra i nostri fornitori: in questi ultimi anni abbiamo visto crescere tante aziende che lavorano bene, nel rispetto dell'ambiente e tenendo conto della naturalità e della sostenibilità delle produzioni».

IL PERCORSO

Matteo è uno chef con un curriculum di tutto rispetto. Il suo percorso professionale lo ha portato a confrontarsi con il mondo delle cucine stellate (El Coq a Vicenza, Kadeau a Copenaghen e Bistrot 64 a Roma) in ambiti decisamente diversi rispetto a quello di un piccolo paese di provincia. La scelta di Cet, però, non è stata certo casuale, come spiega lui stesso: «Siamo consapevoli di presentare una proposta particolare, che in zona ancora non si trovava. Essere fuori dal centro di Belluno alla fine serve per scremare naturalmente la clientela: qui non si arriva per caso ma bisogna cercarci. In queste prime settimane di apertura abbiamo già potuto constatare che chi apprezza la nostra idea di cucina e di cantina si fa volentieri la strada per venirci a trovare. Peraltro non si tratta di un grande viaggio, perché da piazza dei Martiri a qui ci si impiega una decina di minuti, non di più».

LA PROPOSTA

Ma in cosa consiste questa proposta particolare? I due giovani ristoratori la descrivono così: «Abbiamo deciso di puntare esclusivamente sui vini naturali, unica tipologia che proponiamo sia per la vendita in enoteca e alla mescita. Bollicine, bianchi, rossi o orange wine, si tratta in tutti i casi di vini realizzati senza procedimenti invasivi, non trattati né in vigna, né in cantina. È una scelta estrema, ma non saremmo riusciti a servire qualcosa che non ci piace e che noi non berremmo. I nostri clienti li apprezzano e anche chi li assaggia per la prima volta dimostra di gradire. Incluso qualche vecchietto del paese, abituato finora a tutt'altro. In cucina per ora prepariamo una versione rivisitata e più sostanziosa del cicchetto veneziano. Presto il menu verrà ampliato: lo definiremo dopo questo primo periodo di rodaggio». 

Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 11:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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