Operaio cade da un'impalcatura alta 6 metri: «Processate due imprenditori»

Giovedì 10 Novembre 2022
Un'impalcatura (archivio Hazzettino)

GOSALDO - Richiesta di rinvio a giudizio per un pontalpino e un pordenonese. Così ha deciso la Procura di Pordenone alla chiusura delle indagini per l’infortunio sul lavoro a Claut (Pordenone) in cui un operaio di Gosaldo, Enzo Masoch, cadde da un’impalcatura alta 6 metri, riportando ferite gravi con prognosi di oltre 40 giorni. Il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio di Bruno Grava, 47enne di Claut, e Viviano Costantini, 56enne di Ponte nelle Alpi, rispettivamente datori di lavoro della “GB Costruzioni srl” e de “La Bel sas”.

I REATI
L’ipotesi di reato è di lesioni colpose gravi, con l’aggravante di aver commesso il fatto con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. “La relazione firmata dallo Spisal di Pordenone non lascia dubbi” assicura Gennaro Pisacane, responsabile della sede bellunese di Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato in infortuni sul lavoro a cui si è affidato Masoch che era dipendente della “La Bell” con la mansione di lattoniere e, nel cantiere edile a Claut, era impegnato nelle operazioni di posa di grondaie. 

LA DINAMICA
Il 23 giugno 2021, mentre camminava su un’impalcatura della “GB Costruzioni”, cadde da un’altezza di 6 metri e finì sul piazzale di cemento, riportando un trauma cranico e diverse fratture.

Sopravvisse per miracolo. «Enzo Masoch era idoneo alla mansione con certificato medico in corso di validità – continua Pisacane, di Giesse – inoltre, aveva partecipato ai corsi di formazione e poi di aggiornamento in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A non essere in regola era il cantiere». 

LE ACCUSE
Ai due datori di lavoro viene contestata la violazione di tre articoli del decreto legislativo 81 del 2008 (Testo unico salute e sicurezza sul lavoro). Da una parte, secondo la Procura, “non adottavano un adeguato ponteggio che fosse idoneo a eliminare il pericolo di caduta di persone, giacché, nel punto in cui si trovava Enzo Masoch, risultavano mancanti una tavola battipiede, un corrente intermedio e un corrente superiore”. Dall’altra, “non redigevano un pos (piano operativo di sicurezza) conforme ai requisiti minimi indicati”. Inoltre, “le informazioni inerenti i requisiti di sicurezza, gli elementi costitutivi del ponteggio, gli ancoraggi e gli accessi non risultavano coincidenti con l’opera provvisionale effettivamente presente in cantiere”. 

LO SPISAL
Nella relazione dello Spisal di Pordenone è scritto: “Il ponteggio perimetrale necessario per la fase dei lavori in corso non era realizzato a regola d’arte, non aveva i requisiti di sicurezza e più in generale la situazione riscontrava una scarsa o nessuna osservanza delle precauzioni contro il rischio di infortunio per caduta dall’altro”. Pisacane riassume la situazione dicendo che, secondo lo Spisal, il cantiere era “sotto il minimo etico”. Il giudice ha disposto la citazione a giudizio nell’udienza del 27 gennaio 2023, alle 9, davanti al Tribunale di Pordenone.

Ultimo aggiornamento: 07:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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