Operaio Anas furbetto alla sbarra: il suo capo chiamato come teste si autoaccusa e finisce nei guai

Giovedì 13 Gennaio 2022 di Davide Piol
Operaio Anas furbetto, nei guai anche il suo capo

CORTINA - «Ogni tanto lo chiamavo e gli chiedevo di accompagnarmi a casa». È bastata questa frase, pronunciata durante una testimonianza lunga e faticosa, a trasformare Domenico Sebben, capo nucleo di Anas per la parte alta della provincia, da testimone a indagato. Il pubblico ministero ha chiesto la sospensione del suo esame, in qualità di teste, e la trasmissione degli atti al proprio ufficio. È come se si fosse auto-accusato di truffa in concorso ai danni dello stato. La persona a cui chiedeva il passaggio era infatti il capo-squadra di Anas Roland Chiomento, 45enne residente a Foza (in provincia di Vicenza), accusato di aver utilizzato il furgone dell’azienda per compiere tragitti al di fuori del suo tratto di competenza e di aver falsificato il libretto di bordo. Causando, ad Anas, un danno di oltre 11 mila euro. Nel tentativo di ricostruire in aula quanto accaduto in quel periodo, Sebben si è contraddetto più volte. «Sono diventato capo-nucleo nell’aprile 2017 – ha raccontato al giudice – Ero il diretto superiore di Chiomento, che doveva occuparsi del tratto di Alemagna che va da Tai di Cadore a Cimabanche». Ma l’imputato era autorizzato a usare il Fiat Scudo di Anas fuori da questo tratto? «Il mio predecessore mi aveva detto di sì – ha risposto Sebben – Non c’era nulla di scritto e non ho chiesto una pezza giustificativa. Era autorizzato anche a lasciare il mezzo nel deposito più vicino a casa (ad Arten al posto che a Tai, ndr)». Eppure, quando era stato sentito dai carabinieri, Sebben aveva dichiarato questo: «Non mi sono preoccupato del fatto che non fosse autorizzato perché era una cosa precedente al mio arrivo».

FUORI ORARIO E TRATTO
Riassumendo: Roland Chiomento usava il furgone di Anas fuori dall’orario di lavoro (7-13) e fuori dal suo tratto di competenza (da Tai a Cimabanche) ma il suo superiore – che aveva anche un ruolo di controllo – non gli ha mai chiesto nulla. Anzi Sebben, con quel furgone, veniva accompagnato al lavoro: «Mi ha dato alcuni passaggi da Feltre a Belluno. Credo 7 volte». È uno dei punti chiave della testimonianza. Qualche minuto dopo il capo nucleo di Anas, diversamente da quanto riferito all’epoca dei fatti ai carabinieri – cioè che ogni tanto approfittava di un passaggio estemporaneo del Chiomento – dirà che era lui stesso a chiamarlo e farsi accompagnare a casa. Con il furgone dell’azienda, lontani dal tratto di competenza, fuori dall’orario di lavoro. Questa discordanza ha spinto il pm a fermare l’audizione del teste.

ALTRI ASPETTI
Ma tra le due dichiarazioni, sono usciti altri aspetti interessanti.

Gli è stato chiesto, per esempio, se fosse normale che gli incontri di lavoro dell’imputato si svolgessero in bar, ristoranti e trattorie. «Chiomento non dipendeva solo da me – ha spiegato Sebben – Può darsi che sia capitato anche a me di essere presente ma il suo luogo di lavoro era la strada. Se dovevamo incontrarci per parlare ci trovavamo al bar. Certo, c’era il punto di ritrovo Anas a Borca ma era più comodo trovarsi prima». In realtà, durante le indagini, era emerso che questi incontri avvenivano a Longarone o a Feltre, quindi ben distanti da Tai. Perché l’imputato si spingeva così lontano dal tratto di strada di cui avrebbe dovuto occuparsi? «Era responsabile anche dei mezzi – ha chiarito Sebben – Se uno di questi si rompeva, Chiomento era autorizzato a prendere il pezzo di ricambio a Paludi o a Feltre». Dettaglio che però sarebbe dovuto risultare dal libretto di bordo che da un certo momento in poi era completamente bianco e privo di annotazioni. Ma se ne sarebbero dovuti accorgere anche gli investigatori che in quel periodo lo seguivano a distanza. Sebben ha raccontato al giudice di aver sentito l’imputato più volte, prima dell’udienza, e ha sottolineato di non aver ricevuto pressioni. Perché, allora, dire cose diverse rispetto a quando era stato sentito dai carabinieri? «Mi hanno preso alla sprovvista – ha risposto poi, andando in tilt – Io credo di averlo detto, forse non l’hanno scritto. No, non è vero. Ho dimenticato di dirlo. Non mi è venuto in mente di dire che Chiomento fosse autorizzato a uscire dalla sua tratta». L’udienza è stata rinviata al 30 marzo per gli ultimi testi. Nel frattempo Sebben è passato da testimone a indagato e rischia di finire a processo per truffa aggravata in concorso con il suo subordinato.

Ultimo aggiornamento: 14 Gennaio, 09:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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