Offese sui social al ministro D'Incà: in due finiscono a processo

Mercoledì 23 Giugno 2021 di Davide Piol
Il ministro Federico d'Incà

BELLUNO - Nel 2017 aveva chiesto scusa per alcuni furti commessi 36 anni prima. Una strategia che, come aveva spiegato allora, gli serviva per poter partecipare alle amministrative con il Movimento 5 Stelle che non ammette pregiudicati. E ora che non è più nemmeno attivista del M5S si è messo di nuovo nei guai. Giovanni Tessarolo, 59enne nato a Bassano del Grappa e residente a Belluno (avvocato Francesco Rasera Berna) è stato rinviato a giudizio insieme a Denis Masoch, 56enne svizzero residente a Lentiai (avvocato Eugenio Ponti), per aver diffamato su Facebook il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà (all'epoca parlamentare dei 5 Stelle) assistito dall'avvocato Daniele Tormen.

Il processo non è ancora cominciato.


LA MEDIAZIONE
Nelle intenzioni della difesa c'è la volontà di proporre un risarcimento per fare in modo che D'Incà ritiri la querela e chiuda la questione una volta per tutte. I post denigratori erano stati pubblicati tra gennaio e marzo 2018 sui profili Facebook dei due imputati e sulla pagina Belluno, attualità e politica. Il parlamentare del M5S veniva chiamato «Il patacca» e «don fuffa da Trichiana». «Sei il nulla cosmico si leggeva tra i commenti di Tessarolo e Masoch . Parli di sanità e chiudono l'ospedale di Agordo, parli con Dolomitibus e raddoppiano il prezzo dei biglietti, parli con il Bim e 10 giorni senz'acqua. Continuerò a non proporlo come candidabile per la sua incapacità». D'Incà veniva accusato di essersi disinteressato al movimento e di aver «dato denari a comitati piddini per rinforzare l'ente provincia».


COMMENTI PESANTI
Com'è facilmente intuibile i commenti non erano piaciuti affatto all'attuale ministro per i Rapporti con il Parlamento ed erano fioccate le querele. A dire il vero, Tessarolo ne aveva ricevute due e sempre per lo stesso motivo. Tra settembre e novembre 2019 avrebbe continuato a diffamare D'Incà su Facebook. «Il parlamentare più inutile aveva scritto Tessarolo che abbia sfornato il bellunese negli ultimi 40 anni, nominato ministro grazie a un papocchio infame. Disonorevole bellunese D'Incà, fa rima con senza dignità. Che individuo si cela sotto il faccione da doroteo il grande fuffo ministro». Questa volta i commenti erano stati accompagnati da alcune immagini raffiguranti la persona offesa e modificate tramite dei fotomontaggi in modo da associarle a personaggi dei cartoni animati o dei fumetti. Un comportamento, quello dell'imputato, che la Procura ha definito «ben al di fuori di un legittimo esercizio del diritto di critica politica o di satira giornalistica».


L'UDIENZA DI IERI
Nell'udienza filtro di ieri mattina, in tribunale a Belluno, c'è stato un mero rinvio. Le parti stanno cercando di trovare un accordo. In altre parole, ci sarà un risarcimento che dovrebbe calmare le acque e portare al ritiro della querela. Quindi, alla fine del processo. Ma quanto costa offendere un parlamentare su Facebook? Circa mille euro: «Per me equivale a uno stipendio spiega Tessarolo visto che faccio il bidello. Però mi sarebbe costato di più andare avanti». Ammette che «possono esserci state delle frasi diffamatorie anche se dipende dal giudice, alcuni le interpretano come diffamazione altri come critica politica». Il limite, secondo l'imputato, è sottile. «Noi (si riferisce a lui e a Masoch) eravamo attivisti del M5S continua e poi ce ne siamo andati. Possiamo aver usato delle parole forti ma sempre nell'ambito di una critica politica. Una persona a cui dai fiducia perché dice che farà a e poi fa b, beh fa girare le scatole (non letterale, ndr)». L'astio nei confronti di Federico D'Incà non si è ancora spento: «Questa è gente conclude che era stata scelta per fare la rivoluzione. Alla fine sono diventati tutti preti».
 

Ultimo aggiornamento: 12:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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