La zona arancione non ferma i turisti della montagna: ecco perché

Lunedì 11 Gennaio 2021 di Andrea Zambenedetti
I carabinieri soccorritori impegnati nei controlli
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Un piazzale colmo di automobili parcheggiate. Qui siamo in Alpago, in località Cate. L’approdo ideale per chi vuole farsi quattro passi tra la neve o una gita con le ciaspole. Ma non è l’unico posto in cui ieri si è potuto assistere ad un movimento superiore a quello che ci si aspetta in zona arancione, nei giorni in cui il bollettino dell’Usl racconta che il contagio (e le vittime) non si fermano.

I carabinieri della squadra di soccorso alpino della compagnia di Cortina hanno controllato gli itinerari lungo forcella Giau Mondeval e hanno controllato che gli appassionati agissero in sicurezza e nel rispetto delle norme. Circa 90 quelli incontrati, una decina con le ciaspole. Nessuno è stato sanzionato tutti rispettavano le norme. 


IL RICHIAMO
In rete sono state rilanciate nelle ultime ore una marea di foto mozzafiato che raccontano le Dolomiti come mai le abbiamo viste prima (almeno nei social). È l’effetto di una settimana in cui il Veneto e la provincia di Belluno hanno cambiato tre colori passando dal giallo di lunedì, al rosso dell’Epifania per tornare all’arancione del fine settimana e del decreto firmato dal ministro Speranza (in vigore da oggi). Un cambio di regole così repentino da rendere difficile per chiunque cogliere il confine tra lecito e illecito. Peggio: nelle pagine social di diversi Comuni della provincia sono apparsi dei vademecum a volte in contrasto con le Faq (Domande frequenti) a cui risponde il governo, nel sito istituzionale. Insomma non sempre è facile destreggiarsi tra le pagine delle stesse istituzioni che vengono elevate al rango di giurisprudenza. Ma il punto è un altro: mentre l’epidemia non accenna a rallentare, neanche chi si vuole concedere quattro passi sulla neve ne vuol sapere di rallentare o di starsene a casa. Bar e ristoranti sono chiusi e devono quindi rinunciare agli affari che l’arrivo dei turisti avrebbe garantito.


LE DEROGHE
«Sarà possibile - spiegano le Faq del governo – (quelle in vigore fino al 15 gennaio) - anche nelle zone arancioni, per chi vive in un Comune fino a 5mila abitanti, spostarsi liberamente, tra le 5 e le 22, entro i 30 km dal confine del proprio Comune (quindi eventualmente anche in un’altra Regione), con il divieto però di spostarsi verso i capoluoghi di Provincia: di conseguenza, sarà possibile anche andare a fare visita ad amici e parenti entro questi limiti orari e territoriali». Una condizione questa che riguarda molti dei Comuni bellunesi che non arrivano a 5mila abitanti. Ma è il punto successivo che rappresenta un vero e proprio via libera per gli amanti della montagna e della neve: Per quanto riguarda l’attività sportiva, la zona arancione lascia grandi spiragli per chi si vuole allenare. «È possibile recarsi in un altro Comune, dalle 5 alle 22, per fare attività sportiva - chiariscono le Faq relativamente alle regioni in fascia arancio - in quella località qualora questa non sia disponibile nel proprio Comune (per esempio, nel caso in cui non ci siano campi da tennis). Inoltre è possibile, nello svolgimento di un’attività sportiva che comporti uno spostamento (per esempio la corsa o la bicicletta), entrare in un altro Comune, purché tale spostamento resti funzionale unicamente all’attività sportiva stessa e la destinazione finale coincida». Per chi vive in una provincia in cui non si può fare lo sci di fondo (quello alpino è limitato dalla chiusura degli impianti di risalita) è quindi possibile raggiungere la montagna.


VIA LIBERA O QUASI
«Se la ratio è quella di evitare gli assembramenti, la montagna è stata penalizzata oltremisura. Si poteva tranquillamente pensare un modello differenziato per le zone con bassa concentrazione di popolazione». Ha sottolineato il deputato di Forza Italia Dario Bond.

Ultimo aggiornamento: 08:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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