Non si vaccina contro il Covid: sospeso il primario di Medicina Nucleare di Belluno

Mercoledì 15 Dicembre 2021 di Davide Piol
L'ospedale di Belluno
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BELLUNO - Dopo la bufera scoppiata intorno al suo caso, il primario di Medicina Nucleare di Belluno Sergio Bissoli aveva rinunciato al ricorso no-vax contro l’azienda sanitaria e inviato un comunicato esplicativo della sua posizione: «Tengo a sottolineare – aveva scritto – che non sono contrario alla vaccinazione prevista dalla legge e intendo ovviamente prestare ossequio, come ho sempre fatto, a tutte le disposizioni di legge ed in particolare vigenti in materia sanitaria».

Da allora, era il 17 maggio scorso, sono passati diversi mesi. Ma Bissoli ha continuato a rifiutare il vaccino anti-covid e, a seguito degli accertamenti dell’Ulss Dolomiti, è stato sospeso.

Il nome del primario era uscito con il maxi ricorso presentato dall’avvocato Andrea Colle a cui avevano aderito 62 persone: 52 dipendenti dell’Ulss Dolomiti (medici, infermieri, oss), 4 di Valbelluna servizi srl (Borgo Valbelluna), 4 di Azienda Feltrina (Feltre), 1 di Fondazione Casa di riposo Meano (Santa Giustina) e un altro di Le Valli scs (Longarone). Venivano chiesti «provvedimenti necessari e sufficienti a dichiarare il diritto dei ricorrenti di scegliere liberamente se vaccinarsi o meno, senza che ciò comporti la loro sospensione dal lavoro senza retribuzione o il loro demansionamento».

Il giudice l’aveva rigettato facendo leva sul decreto 44 del primo aprile (diventato legge il 25 maggio) che imponeva e impone tutt’ora ai sanitari di vaccinarsi in quanto requisito essenziale per l’esercizio della professione. Ma prima ancora che venisse letto il provvedimento, i tre medici ricorrenti si erano chiamati fuori.

LA RETROMARCIA
«La presente per informarvi– aveva scritto Sergio Bissoli nella lettera all’Ulss Dolomiti – di aver già comunicato al legale la mia volontà di rinunciare al ricorso proposto, nell’interesse oltre che mio di altre persone, nei confronti di questa azienda, e così la mia decisione di ritirarmi da qualsiasi azione riguardante l’obbligo di vaccinazione per gli esercenti le professioni sanitarie come previsto da decreto legge 44 del primo aprile».

Il primario di Medicina Nucleare era stato il primo e l’unico ricorrente a prendere le distanze dal ricorso in modo pubblico. Un cambio di rotta improvviso che aveva giustificato dicendo che alla base di quell’azione legale c’era stato un fraintendimento: «Aggiungo che in attesa della vaccinazione avevo comunque inteso che il ricorso proposto avesse il solo scopo di chiarire i limiti e gli obblighi previsti dalla legge su questa materia, non certo quello di manifestare una mia contrarietà assoluta alla vaccinazione». Eppure proprio nella premessa del ricorso, l’avvocato Andrea Colle evidenziava senza giri di parole che i ricorrenti «hanno scelto di rifiutare la somministrazione del vaccino “Pfizer-BioNTech covid-19”» e «non hanno intenzione di vaccinarsi nemmeno nel prossimo futuro, fermo restando che non è dato sapere quale vaccino verrà loro “offerto” nel periodo post decreto».

LASCIATO A CASA
Una posizione contraria a quella del primario, stando almeno alla sua versione dei fatti: «Non risulta rispondente alla mia volontà espressa – aveva specificato – quello di non vaccinarmi “nemmeno nel prossimo futuro”, intendendo anzi attenermi alle norme che sono state emanate a tutela dell’incolumità pubblica che tra l’altro è uno dei principi che mi ha ispirato e motivato nell’esercizio della mia professione che si esplica continuamente negli incarichi che mi sono stati affidati». Bissoli, però, non si è mai vaccinato e l’Ulss Dolomiti, dopo aver controllato che non ci fossero motivi ostativi particolari (come condizioni cliniche avverse) l’ha lasciato a casa senza retribuzione.

Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 11:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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