Ultimatum al Comune per il Nevegal: «Tempi certi o rischiamo la chiusura»

Lunedì 7 Febbraio 2022 di Federica Fant
Una veduta dal Nevegal dopo il tramonto
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Il futuro del Colle è appeso a che ne sarà degli impianti di risalita e al risveglio alberghiero della frazione bellunese.

Il passaggio al Comune degli impianti di risalita del Nevegal ha avuto il via libera a fine novembre, ma dopo due mesi sembra ancora tutto fermo e anche a fine gennaio quando la situazione avrebbe dovuto sbloccarsi non è accaduto nulla. 

L’ATTESA
In attesa l’imprenditore Massimo Slaviero, primo presidente della Nevegal 2021, la società nata – in accordo con l’amministrazione di Jacopo Massaro – per dare tempo al Comune di rilevare gli impianti per poi affidarli in gestione a privati. Un modo per permettere di poter accedere a contributi ma senza che il comune spenda più del dovuto. Ci sono delibere di giunta e del Consiglio comunale che testimoniano gli accordi presi. La società sta aspettando che venga pubblicato il bando di gestione, dopo aver ricevuto rassicurazioni – nei mesi scorsi – sia dal sindaco che dalla vice, assessore al Bilancio, Lucia Olivotto. «Stiamo aspettando che il Comune dia seguito a quanto si è impegnato di fare, l’iter che porti alla assegnazione della gestione degli impianti, che deve uscire in tempi ristretti – aggiunge Massimo Slaviero - altrimenti non si può fare nessun investimento e il Colle rischia di rimanere chiuso. Se il bando non arriva noi saremo costretti a cedere le armi, Comune e Regione dovrebbero dare segnali di partecipazione al progetto di rilancio, ma segnali concreti non d’indirizzo. Sembrava che il Comune avesse espletato tutte le procedure, ma adesso siamo ancora bloccati con l’asta di gestione». A questo si lega anche l’aspetto ricettivo: «Quest’operazione - va a chiudere Slaviero, Amministratore delegato di Unifarco - permetterebbe anche un concreto sviluppo della località. Ci sono persone interessate a rilevare alberghi e centri benessere, si pensi all’Olimpo a ridosso del Col Canil». 

LAVORI IN STAND BY
Il presidente Alessandro Molin sottolinea che, per andare avanti, è necessario che il Comune dia seguito agli indirizzi politici presi: «Qui abbiamo scadenze ben precise, ci sono le manutenzioni da fare, dobbiamo capire se si possono fare e soprattutto a che titolo. In questo momento, dal Comune ci è stato riferito solo che sono fermi a causa di ritardi tecnici,ma siamo stretti con i tempi anche per l’apertura estiva». Un esempio per tutti? La Coca bassa, impianto fondamentale per frequentare il Colle, ha la fune da cambiare e non è affar semplice. C’è poi la partita dell’impianto di innevamento, prosegue il presidente Alessandro Molin: «Verrà finanziato il bacino artificiale con 1.850.000 milioni, ma quello non basta, servirà poi pensare alla rete idrica, alla sala pompe». Insomma, di ragionamenti da fare ce ne sono e l’acquisizione del comprensorio spianerebbe di molto la strada per intercettare finanziamenti e contributi. 

ITER A RILENTO
Il Comune da anni sta capendo cosa fare del Nevegàl: nell’ottobre 2020 era stata presentata ai capigruppo la delibera di indirizzo che impegna il sindaco e la giunta «a individuare il percorso politico e amministrativo finalizzato all’acquisizione degli impianti di risalita da parte del Comune, subordinata all’affidamento della gestione ad un soggetto terzo». Il testo, che nelle premesse ripercorre tutta l’epopea del Nevegal, tra alti (le Universiadi del 1985) e bassi (il declino che si trascina dal finire degli anni ’90), impegna la giunta anche a riconoscere «l’elevato valore sportivo, turistico e sociale dell’area del Nevegal e dei suoi impianti sciistici, nonché il suo potenziale economico per l’intero territorio comunale». Passano i mesi e la delibera arriverà in Consiglio comunale un anno dopo. A fine novembre, infatti, il consiglio comunale di Palazzo Rosso, alla proposta di vendita degli impianti di risalita del Nevegal, ha risposto “sì”. Si parla di 145mila euro. Una cifra che ha messo d’accordo tutti (o quasi) non soltanto per dare un futuro al Colle nel più breve tempo possibile, ma anche perché la somma risulta inferiore alla perizia di stima che Palazzo Rosso aveva richiesto. Inizialmente era stata di 320mila euro, poi diminuita di 120mila a seguito dell’integrazione presentata, relativa ai costi stimati per il ripristino di alcuni luoghi. Sui 24 presenti in consiglio, 22 hanno votato a favore, 1 si è astenuto (Raffaele Addamiano, Fratelli d’Italia), 1 si è detto contrario (Gianni Serragiotto, Belluno è di tutti).

Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 11:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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