BELLUNO - Il rifugio che non c’è. Ma c’era, ed era frequentatissimo. Il “Brigata Cadore”, nel comprensorio del Nevegàl, venne inaugurato il 26 ottobre nel 1958 – con chiavi consegnate all’allora presidente del Cai Ugo Dalla Bernardina - in un punto panoramico che permette di intravedere, nelle giornate limpide, il baluginare della laguna di Venezia. Lo conoscono bene i bellunesi perché è facile da raggiungere partendo dalla “Casera”: in meno di un’ora qualunque escursionista ci arriva, magari per proseguire per le creste del Visentin. Ora, all’appassionato che cercasse informazioni su Google appare la scritta: chiuso definitivamente. Da molti anni non è di proprietà del Cai, ma di privati.
Il rifugio rappresentò una meta classica dei bellunesi fino agli anni Ottanta. Fino a quando, cioè, il Nevegàl, per vari motivi, divenne meno attrattivo. Vale riportare un commento (recensione di Giuseppe Cerra)su ciò che era il rifugio Brigata Cadore: «Peccato sia chiuso. D’inverno, ai tempi in cui Gustav Thoeni ci teneva incollati al televisore, era difficile riuscire ad entrare da quanto era affollato. Fuori era pieno di sdraio per gli amanti del sole. Si mangiava un panino, tra birre, patatine, punch e vin brulè. Era il centro di un mondo che non esiste più».
Va detto che il posto rimane splendido. E va ricordato, pure, che nel 2013 la struttura in disuso fu oggetto di interesse di Dolomiti Contemporanee che vi realizzò la prima sessione di Open in Painting. Il rifugio venne trasformata dagli organizzatori in “una tavolozza en plein air”. La speranza di tanti bellunesi è che nella nuova vita del “Colle” possa trovar posto una nuova vita anche per il Brigata Cadore.
Daniela De Donà
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