«Niente cesareo», la bimba nasce morta: anche due ostetriche indagate per omicidio colposo insieme al ginecologo

Venerdì 2 Giugno 2023
Una sala parto

BELLUNO - Avrebbero insistito a far partorire la futura mamma per via naturale, anche se erano ormai evidenti le difficoltà a far nascere la bimba. Salgono a tre gli indagati dell'inchiesta per la piccola nata morta all'ospedale San Martino di Belluno il 26 maggio scorso. Si tratta di un ginecologo, il dottor Carlo Giuliano Zanni, 67 anni, difeso dall'avvocato Federica Dalle Mule e due ostetriche, Maddalena Bez, 39enne difesa dall'avvocato Francesca De Michiel e Margherita Meneghin, 30enne con l'avvocato Elisa Fracchin.

Per tutti c'è l'ipotesi di omicidio colposo e in ambito sanitario. Anche la mamma della piccolina ha riportato conseguenze fisiche, nel suo caso non letali.

L'AUTOPSIA
Il sostituto procuratore Simone Marcon ha disposto l'autopsia sulla piccolina, dando incarico al medico legale Antonello Cirnelli di Portogruaro (Ve). L'esame, a cui potranno partecipare anche i consulenti delle difese, verrà effettuato lunedì all'obitorio dell'ospedale di Belluno. Tutto è partito dalla denuncia della famiglia, una coppia di origine straniera che vive e lavora in città. Dopo l'inspiegabile tragedia, si sono affidati all'avvocato Anna Casciarri e hanno chiesto di indagare sul caso con la querela presentata lunedì. Sono partite subito le indagini del caso e il sequestro delle cartelle cliniche, effettuato dalla polizia di Stato.

LA RICOSTRUZIONE
Dal quadro ricostruito dalla procura è emerso che l'equipe di sanitari, il medico e le due ostetriche avrebbero insistito nel parto naturale. Questo nonostante la donna avesse già partorito in precedenza, con cesareo. Nella seconda gravidanza tutto era andato bene e la bimba era sanissima, come evidenziato dagli esami diagnostici. Ma in sala parto qualcosa va storto e la donna ha difficoltà a far nascere la sua piccolina. Alla fine i sanitari devono procedere all'estrazione della bambina con una ventosa. Ma ormai è tardi i danni per mamma e figlia ci sono già. Per la nascitura sono irreparabili, la neonata verrà al mondo morta. Per la mamma lesioni interne ed emorragia proprio nel punto della cicatrice del precedente parto cesareo. Una condotta portata avanti dall'equipe con presunta colpa e negligenza, secondo l'ipotesi accusatoria, senza invece allertare la sala operatoria per un taglio cesareo di emergenza che forse avrebbe potuto salvare la piccolina. Ricordiamo che la bimba non ha mai dato segni di vita, nonostante le tempestive manovre rianimatorie che sono state effettuate dai sanitari.

GLI ACCERTAMENTI
La nascitura si poteva salvare? Saranno gli accertamenti autoptici a dare delle risposte e a chiarire anche le eventuali responsabilità dei tre indagati. Le loro scelte hanno influito con l'evento? O non si sarebbe comunque potuto evitare?

L'AZIENDA SANITARIA
L'Ulss Dolomiti con una nota ieri si è stretta alla famiglia della bimba porgendo le più sentite condoglianze. «Come da prassi, era stato prontamente aperto un audit interno per approfondire quanto accaduto - dice l'azienda sanitaria nella nota -, nella massima trasparenza, a tutela dei pazienti e dei sanitari presenti, professionisti di esperienza e di provata professionalità. Il caso è ora seguito dall'Autorità Giudiziaria, a cui si assicura la piena collaborazione. Nell'immediato, alla famiglia è stato messo a disposizione il supporto psicologico per affrontare il difficile e doloroso evento».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci