Targa antisemita in Municipio, il presidente della Comunità ebraica: «Non ci entrerei, mi sentirei respinto»

Mercoledì 1 Febbraio 2023 di Daniela De Donà
Le parole di Dario Calimani dopo la decisione di lasciare la targa antisemita in Comune

BELLUNO - La targa della zizzania. Non si spegne la questione della targa di bronzo che si trova in sala giunta di Palazzo Rosso e che lo storico Marco Perale, in veste di consigliere, aveva chiesto fosse trasferita al Museo civico. Il Consiglio comunale, lunedì, con il voto compatto del centrodestra, aveva deciso che sarebbe rimasta al suo posto. A bocce ferme Perale respinge l’accusa di “strumentalizzazione” ricordando la genesi del lavoro storico sulle fonti: «La questione non riguarda tanto il fatto che sia antiebraica, visto che in Italia vi sono centinaia di documenti simili, ma il fatto che sia stata posta nel 1938 alle spalle del sindaco, allora del podestà, da un gruppo di fascisti bellunesi».

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Perale sostiene di aver studiato per anni prima di mettere insieme i tasselli: fino al 2021 non era chiaro, a suo dire, che la targa fosse stata spostata sopra il capo politico della città proprio in corrispondenza dell’emanazione delle leggi razziali. «Ne avevo parlato con la Soprintendenza che mi aveva detto che la rimozione doveva essere un gesto politico». Quindi l’aggiunta: «Il sindaco Ermano De Col l’avrebbe tirata giù subito a martellate». A dire la sua, con un colpo al cerchio e un colpo alla botte, è Dario Calimani, presidente della Comunità ebraica di Venezia. «In una sala consiliare con una targa del genere non ci metterei piede, perché mi sentirei respinto», è la premessa a livello emotivo. Calimani comprende chi – come Perale - desideri rimuoverla per tenerla in perenne ricordo in un luogo museale. «Se però la targa lì deve rimanere - afferma il presidente della Comunità veneziana - penso che sarebbe corretto ed etico che venisse messo in risalto il carattere antisemita, contestualizzando il suo contenuto. Soprattutto evidenziando il periodo storico, il 1938 anno dell’emanazione delle leggi razziste/ razziali, in cui alcuni a Belluno hanno deciso di apporla in sala consiliare con un preciso significato». Calimani, quindi, invita il Consiglio comunale che ha votato per la non rimozione ad un atto di “onestà”: «Per essere stimolo alle coscienze deve esserci scritto che è opera volontaria di fascisti». L’assessore alla cultura, Raffaele Addamiano non ha partecipato, lunedì, alla discussione su “targa sì/ targa no” in base al regolamento: «L’ho sentito come atteggiamento ostruzionistico nei miei confronti, in fondo sono pur sempre assessore alla cultura. Si poteva derogare, andando oltre i formalismi». Poi la precisazione: «Ritengo abominevoli le leggi razziali, però ribadisco che c’è stata strumentalizzazione nella tempistica. Marco dice di aver scoperto la storia della targa lo scorso anno e di averne parlato con l’allora sindaco Massaro. Perché, allora, Lucia Olivotto, vicesindaco, ammette di non averne saputo nulla?». 

Ultimo aggiornamento: 07:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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