Mototerapia, un'impennata per battere l'handicap, in sella anche chi non si muove

Giovedì 20 Giugno 2019 di Alessia Trentin
Una recente esibizione in piazza dei Martiri a Belluno
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ll progetto del bellunese Alvaro Dal Farra che con il suo team specializzato fa provare l'ebbrezza di salire in sella ai bolidi alle persone affette da disabilità «Si chiama mototerapia e regala momenti di gioia e di adrenalina a tutti»

Quando il corpo non risponde e ogni movimento costa fatica, quando l'orizzonte è ristretto dalle ruote di una carrozzina e il disagio psichico emargina, una moto può salvare. Vanni Oddera dieci anni fa è stato colto da un'intuizione che, oggi, ha cambiato la vita a migliaia di disabili, giovani e adulti. La mototerapia è nata come un'impennata sulle due ruote all'apice della carriera del campione ligure di freestyle motocross e oggi è diventata motivo di entusiasmo e di orgoglio anche per il collega bellunese, altro virtuoso delle due ruote, Alvaro Dal Farra con il suo team DaBoot. I due, amici da sempre, ora affiancano agli spettacoli tutti adrenalina e coraggio, giornate dedicate ai disabili.

IN SELLA «Ci vuole davvero poco per fare qualcosa per gli altri le parole entusiaste di Dal Farra -. Se ciascuno di noi si impegnasse in un piccolo gesto a favore del prossimo allora, ne sono certo, il mondo sarebbe un posto migliore e a questi ragazzi potrebbero aprirsi nuove possibilità. Noi lanciamo questo messaggio in modo eclatante con le moto e i giovani sono contenti, ma tutti possono fare qualcosa a loro modo. Queste persone, di solito non considerate ed escluse da tante attività, vivono per mezza giornata momenti di pura felicità e io so che poi resteranno contenti e soddisfatti per i prossimi mesi, ripensando alla corsa in moto». Non ci sono educatori nè medici, non ci sono infermieri. I dispositivi di sicurezza sono le braccia forti del pilota e l'empatia che subito si crea con il disabile non appena questo viene issato in sella e si affida completamente alla sua guida. Il motociclista si toglie i panni del campione, stringe forte a sè il ragazzo e dà gas alla moto. Qualcuno ha l'audacia di afferrare il manubrio e guidare, qualcun altro seduto dietro si aggrappa forte alla schiena del suo mito e lo incita a correre. La corsa parte, la velocità è moderata, ma sufficiente per stampare sul viso sorrisi, per bagnare gli occhi di lacrime. Il miracolo si compie in pochi minuti, alla fine del giro tutti e due si salutano un po' più arricchiti e felici. Nell'ultimo appuntamento a Belluno sono stati invitati più di 300 disabili. Non sono arrivati tutti, ma una buona parte sì. La loro gioia era contagiosa. Quando, a show concluso, l'organizzazione ha aperto le transenne dando modo di accedere alla zona della corsa tantissimi sono andati incontro ai loro beniamini. «Quando ci chiedono di esibirci noi affianchiamo allo show una o due giornate di mototerapia spiega l'atleta bellunese -, ci mettiamo a disposizione gratuitamente. I ragazzi del mio team, tutti professionisti tra i 20 e i 30 anni, sono con me e amano questa attività. Come l'abbiamo imparata? Sul campo, provando e riprovando».

IN MONTAGNA Leonardo Pini, Davide Rossi, Andrea Bof, Matteo Botteon, Jason Cesco e tutto il resto della squadra DaBoot di Dal Farra sono in quest'avventura fino al collo. Sfrecciano sui loro mezzi, salgono rampe e prendono il volo, sfidano la gravità, sembrano invincibili e sovrumani, ma quando tornano a terra sfoderano una tenerezza che non ti aspetti. Firmano autografi, danno abbracci e baci e si prestano a mettere a disposizione la loro moto a chiunque voglia provare l'ebbrezza del giro. Si assumono la responsabilità di tenere in sella anche chi ha impedimenti fisici gravi, le membra irrigidite e impossibili a muoversi. Non mettono paletti e strappano applausi su applausi di ringraziamento. Non ci sono solo le due ruote, anche i cingolati. Jason Cesco, bellunese del Cadore, la sua mototerapia la conduce con la motoslitta. La stessa con cui si esibisce a testa in giù in salti arditi sulle rampe. «È nato tutto da una grande passione, diventata poi la mia professione racconta il trentatreenne di Laggio -. Mi sono costruito le prime rampe da solo, da piccolo con l'aiuto del papà. Giro tutti gli eventi più grossi al mondo, dai 20 ai 30 all'anno. La mototerapia è un'esperienza fantastica, con la motoslitta non posso fare molti giri altrimenti il motore si scalda troppo e si rompe, ma i ragazzi quando salgono si entusiasmano ogni volta tantissimo.

IL FONDATORE Tutto è nato nel 2009 da Vanni Oddera, oggi 39enne sempre in sella alla sua moto ma che alle gare affianca l'impegno negli ospedali con i bambini malati e nelle piazze d'Italia con i disabili.
Era all'apice di una sfolgorante carriera, aveva donne, soldi e frequentava le feste più cool, quando una notte una corsa in taxi gli ha cambiato la vita. Aveva appena vinto un'importante gara a Mosca e si stava recando ad un party. Lo attendevano belle ragazze e fiumi di alcol. Aveva le tasche piene dei soldi vinti nella competizione. «Quando sono salito sulla vettura sono stato colpito da un forte odore di urina racconta -, era dell'autista che, senza gambe, aveva fatto il suo bisognino sul sedile e continuava ugualmente a lavorare. In quel momento mi sono reso conto di quanta fortuna ci vuole nella vita per nascere sani, in una buona famiglia e in una nazione giusta e mi sono detto che dovevo cambiare il mondo intorno a me. Mi è subito stato chiaro quello che avrei dovuto fare: ho dato tutti i soldi vinti all'autista e mi sono fatto riportare in albergo. Lì è nata l'idea della mototerapia». Oggi l'attività ha fatto il giro d'Italia, ogni anno tocca circa 70 città ed è entrata nelle corsie dei reparti di pediatria. «La squadra DaBoot di Dal Farra mi ha seguito con grande impegno fin dall'inizio rivela -. Belluno sarà una tappa fissa ogni anno per la Mototerapia nazionale, e anche qui stiamo lavorando per portare i motori in ospedale. Ho ancora molto lavoro da fare per migliorare la qualità di vita nel mondo». 
Ultimo aggiornamento: 21 Giugno, 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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