Bolidi sulle strade la protesta: «La nostra valle non è un circuito per motociclisti»

Lunedì 14 Giugno 2021 di Loredana Pra Baldi
Strade come circuiti, la rabbia di alcuni zoldani
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VAL DI ZOLDO Ci risiamo. È bastata una bella giornata di sole, dopo il periodo di restrizioni per ricadere nell’incubo moto in Val di Zoldo. Molti i residenti che non ci stanno a vivere a ridosso di strade che ogni estate si trasformano in un pericoloso circuito di moto. Se ne fa portavoce Michele Russo che afferma: «Ahimè iniziano le gare sulle due ruote di cavalieri impazziti, senza il minimo rispetto dell’altrui incolumità e tantomeno del codice della strada».

SENZA PACE Dopo una stagione invernale che ha stroncato il comparto turistico a causa delle restrizioni imposte per contrastare la pandemia, la proverbiale tenacia della gente di montagna è pronta a gestire la ripresa pur tra tante difficoltà, non ultime i disastri causati al sistema da un clima invernale avverso. Ne è esempio la Val di Zoldo negli ultimi mesi sovente passata alla cronaca per le interruzioni alla provinciale 251. Nei mesi invernali per problemi di salute, chi per raggiungere luoghi di lavoro o per raggiungere i propri cari ha dovuto sobbarcarsi lunghi percorsi alternativi attraversando passi dolomitici tra neve e tormente, per le interruzioni della provinciale. Un disagio che ha messo a dura prova l’intera cittadinanza e soprattutto le categorie più deboli. Grazie allo sforzo delle autorità locali, provinciali e regionali nonché di Veneto Strade quel problema è stato finalmente sistemato e si inizia con un ritorno alla tanto agognata normalità con l’arrivo della stagione estiva.

LA SICUREZZA Ma risolti i problemi di viabilità strutturali si va già profilando quello della sicurezza legata al comportamento degli utenti, aspetto particolarmente sentito sulle strette e tortuose strade di montagna. Nei fine settimana della bella stagione le tranquille gite in montagna rischiano di essere trasformate in un incubo a causa dello sfrecciare delle due ruote. «A chi non è capitato di dover azzardare manovre estreme di emergenza per scansare in curva spericolati centauri che interpretano tranquille strade in piste?», sottolineano alcuni residenti. «L’homo - rimarca Michele Russo - in sella alla sua motocicletta, spesso in gruppi con in testa il capo spedizione, se ne frega altamente delle dimensioni e della potenza del suo mezzo e delle conseguenze, spesso devastanti, che può creare a chi venisse ad imbattersi in una bomba scagliata a folle velocità. Sovente anche nei centri abitati frequentati da mamme, bambini, persone anziane oltre a normali cittadini. Un’azzardata e sconsiderata manovra, per guadagnare poche decine di metri ed il “primariato” dello spaccone di turno, può essere fatale». Ma dopo tanti appelli quale può essere il rimedio? «Servirebbe qualche autovelox in più anche fuori dei centri abitati, ma la loro capacità dissuasiva può essere limitata in particolare per i centauri, speriamo allora - dice rassegnato allontanandosi - che non si debba arrivare ai tutor autostradali anche in montagna».

I CONTROLLI Qualcosa si sta già facendo. Prima dell’inizio della stagione estiva il comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefetura aveva varato il piano di controlli. «Si è deciso - spiegavano - di pianificare mirati servizi volti a prevenire i comportamenti pericolosi talvolta posti in essere lungo le strade della provincia da parte di alcuni motociclisti. L’attività, coordinata dalla questura e della polizia stradale, vedrà il coinvolgimento, oltre che delle forze di polizia, delle polizie locali di Longarone, Alpago e Ponte nelle Alpi». E ricordavano come «particolare attenzione sarà dedicata alla prevenzione e contrasto dell’alta velocità lungo la provinciale 251, con l’impiego degli appositi strumenti di rilevazione elettronica».

Ultimo aggiornamento: 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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