Marco Clerico, precipitato dal Civetta: «Era appena andato in pensione voleva godersi la montagna»

Lunedì 11 Luglio 2022
Marco Clerico morto durante la ferrata sul gruppo del Civetta

VAL DI ZOLDO - Era appena andato in pensione, Marco Clerico, il 59enne deceduto ieri sulle montagne della Val di Zoldo: dal primo luglio non lavorava più.

Una vita da tecnico, nella ditta Coloro stampa di Cuneo, con la grande passione per la montagna che ora voleva coltivare a 360 gradi libero da impegni. Invece non è riuscito nemmeno ad arrivare al suo sessantesimo compleanno che sarebbe stato il 27 novembre. Troppo giovane per morire. Lascia nel dolore moglie e figlia e tutti quelli che gli volevano bene e lo stimavano.

LA GITA
Tra le persone che lo amavano gli amici del Cai, da sempre vicini a lui e compagni di mille avventure. Una di queste era proprio la gita sulle Dolomiti bellunesi che si stava facendo in queste giornate. Ieri 15 persone del gruppo arrivato dal Piemonte hanno affrontato la ferrata in Val di Zoldo, mentre gli altri facevano un'escursione in altra zona. «Siamo partiti tutti insieme dal Tissi stamattina - racconta Giorgio Toselli - 15 sono andati a fare la ferrata». «Erano già usciti dalla via e stavano andando verso la punta - prosegue raccontando il momento prima dell'incidente - non si capisce cosa sia successo: il compagno che lo precedeva si è girato e lo ha chiamato, ma Marco non c'era più. È stato un attimo, non sappiamo cosa sia accaduto». Forse un malore o la perdita di equilibrio, dopo la lunga ferrata. Ma non sembrano proprio esserci spiegazioni plausibili per un incidente simile ad un alpinista esperto come Marco. «Con loro c'era anche Paola Favero, carabiniere forestale e alpinista veneta - prosegue Giorgio - la conosciamo da tempo e con lei abbiamo fatto diverse uscite. È da due o tre anni che veniamo qui ma quella via era la prima volta che l'affrontavamo».

IL DOLORE
«Il fratello di Marco sta accorrendo qui per il riconoscimento - prosegue l'amico del Cai - è il primo ad essere stato informato. Noi siamo tutti sotto choc e domani (oggi ndr) ripartiremo verso casa».
Sulle pagine social di Marco e del Cai di Pevaragno le foto e i sorrisi di mille gite fatte insieme. «Era lui che curava la pagina Facebook del nostro Cai - prosegue Giorgio - e lo faceva con passione come ogni cosa. Lascia un vuoto immenso». Marco nelle foto è sempre ritratto con il sorriso, equipaggiato da montagna, e in salite difficili che affrontava senza problemi. Nessuno riesce a spiegarsi il perché di una tragedia che era impossibile prevedere. (ol.b.)
 

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