Il silenzio cala su villa Belvedere: addio al ginecologo Marson

Venerdì 10 Febbraio 2023 di Daniela De Donà
Stefano Marson
BELLUNO - C'è silenzio nelle stanze di Villa Belvedere, elegante edificio settecentesco che guarda l'ospedale civile dalla collinetta di Mussoi: Stefano Marson, che nei mesi caldi ne abitava un'ala, è morto ieri, 9 febbraio. La malattia, l'operazione ai reni, le complicazioni sopravvenute una settimana fa: tutto nel giro di pochi mesi. Era medico ginecologo, aveva 65 anni.
Dopo aver frequentato il liceo-ginnasio "Tiziano" si era laureato a Padova, nel cui ospedale lavorò prima di tornare a Belluno. Medico, prima, nei consultori territoriali, poi in ospedale a Pieve di Cadore. Per terminare la carriera, a Belluno, come direttore dei Poliambulatori. È stato impegnato anche in politica negli anni 2007-2008 con Forza Italia. Durante i mesi invernali viveva, con la moglie Mara Gorza, a Tai di Cadore. E a Tai ha esalato l'ultimo respiro, lasciando l'ospedale San Martino quando la speranza si era del tutto affievolita.
«Era contento di tornare a casa - sono parole della moglie, che aggiunge - Stefano era una persona estremamente generosa, aveva un cuore grande, a volte non compreso. E adorava la casa di famiglia, la sua Villa Belvedere». Come amava quel bambino (ora trentunenne), Mattia figlio di Mara, che ha sentito sempre come suo. Un affetto per l'antica villa e per il suo giardino che divenne dolore per Stefano con il passaggio di Vaia. Chiamò Il Gazzettino perché raccontasse del vento sferzante che fece crollare piante rare, di 70 anni, alte 30 metri. Una coincidenza colpisce: giusto nove mesi prima, il 9 maggio 2022, era morto il fratello, Paolo Marson noto avvocato del Foro di Padova. Ed erano mancati da poco papà Giambattista, a Belluno primario di dermatologia per 35 anni e brevemente sindaco di Belluno nel 1967 (rinunciò alla carica perché, secondo la legge di allora, avrebbe dovuto rinunciare al ruolo di primario) e la moglie Annamaria Casalicchio.
Va precisato che fu Giambattista Marson a ricevere in eredità la villa. Apparteneva al bisnonno, Ernesto Gerenzani. Un edificio storico: fu sede estiva dei vescovi bellunesi. A volere l'acquisto, per 20mila ducati, fu Giovanni Francesco Bembo (Venezia 1659-Belluno 1720) che le diede il nome di "Belvedere". Sebastiano e Marco Ricci dipinsero l'interno. Opere, peraltro, per lo più distrutte. Ma rimane, al Museo Fulcis, un olio su marmorino: il volto della Samaritana.
In Duomo, sabato alle ore 15 la cerimonia funebre, poi la deposizione nella tomba di famiglia nel cimitero di Prade. Stefano, oltre a Mara e Mattia, lascia la sorella Carla, la cognata Marina e i nipoti. Nel dolore di queste ore la moglie ringrazia a chi ha sostenuto Stefano con l'assistenza domiciliare: «Infermieri e medici dell'Adimed hanno fatto di tutto. Meravigliosi».
 
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