Morto Alziro Molin, uno dei più forti alpinisti delle Dolomiti: aveva arrampicato fino a 70 anni

Mercoledì 12 Aprile 2023 di Gianfranco Giuseppini
Alziro Molin, grande alpinista morto ieri a 90 anni

AURONZO - È andato avanti Alziro Molin, quasi 91 anni (li avrebbe compiuti il 28 aprile).

Era ricoverato all’ospedale di San Candido per complicazioni respiratorie. La notizia si è subito diffusa e alla famiglia sono giunte innumerevoli testimonianze di cordoglio dal mondo dell’alpinismo e da quello istituzionale. Alziro aveva prestato servizio militare prima nella Brigata Julia al 3. Reggimento di Artiglieria per poi passare alla Brigata Cadore come istruttore militare d’alpinismo. 

L’EMBLEMA
È stato una fra le più famose guide alpine delle Dolomiti, dove ha segnato la storia dell’arrampicata, oltre che aver compiuto uno sterminato numero di spedizioni alpinistiche di livello mondiale. Così a 90 anni era in grado fino a poco tempo fa di condurre il suo piccolo fuoristrada e di bere il rituale bicchiere di vino rosso o prendere il caffè con gli amici sia in Auronzo, sia in centro di Vigo di Cadore dove non mancava di fare una breve puntata. Quasi a tener d’occhio una delle sue vie nel gruppo del Tuadaio eseguita con il figlio Nicola, la Bergagnina. Molte delle sue ascensioni in prima assoluta sono diventate leggendarie come quella sulla parete nord della Croda dei Toni, la “Variante Via Molin” e ancor più la prima salita della fessura nord sulla stessa parete assieme a Roberto Corte Coi e ad Alessandro Pandolfo, definita “l’irripetibile” per le sue difficoltà tanto da restare inviolata per oltre un ventennio. Si racconta che nemmeno Reinhold Messner sia riuscito ad effettuarne la replica. Altra impresa fra le mille è stata nel 1997 la prima sulla Cima su Alto nel gruppo del Civetta con Ignazio Piussi, Aldo Anghileri, Ernesto Panzeri e Guerrino Cariboni. Via poi cancellata dal crollo di alcuni anni fa dello spigolo. A questo proposito commentò davanti al Rifugio Città di Carpi a Maraia Alta ai piedi dei Cadini, gestito dal figlio Rodolfo: «Cosa ci vuoi fare, le Dolomiti sono montagne giovani, per cui è inevitabile che qualcosa crolli o frani». Rifugio Carpi che nel 2020 ha compiuto 50 anni, voluto principalmente dal suo amico e compagno di spedizione Enzo Lancellotti oltre che da Giuseppe Barbieri, organizzata dalla guida auronzana Gianni Pais Becher in Groenlandia. 

IL TESTIMONE
Proprio Gianni, a questo punto, suo malgrado assunto a decano delle guide auronzane con 40 anni di attività, racconta delle numerose vie aperte insieme sia sulle Dolomiti, in particolare quelle di casa, sia in spedizioni extraeuropee come in Tibet e in Mongolia. E sottolinea: «Ha continuato ad arrampicare anche a 70 anni suonati». Nel 1969 era assieme a Roberto Corte Coi nel Caucaso con ascensioni al monte Elbrus. Allora raccontò come nella discesa nella nebbia solo grazie all’uso di una bussola riuscirono a guadagnare non senza difficoltà la base. Altre ancora lo hanno visto protagonista in Algeria sulle montagne dell’Hoggar, poi sull’Hindu Kush, poi sul massiccio dell’Alto Atlante in Marocco. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. Figura schiva da protagonismi e da autocelebrazioni, ad Alziro Molin nel 1999 venne assegnato il “Pelmo d’oro” per la carriera alpinistica con la seguente motivazione: “Per le eccezionali capacità alpinistiche che lo hanno visto protagonista, durante cinquant’anni di attività, di imprese estreme sia sulle Dolomiti Bellunesi sia sulle montagne di tutto il mondo”. Il funerale domani alle 15 nella chiesa di Santa Giustina di Auronzo. 

 

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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