Tragedia del ponte Cadore: folla per l'ultimo abbraccio a Sara, 19 anni

Venerdì 17 Settembre 2021 di Giuditta Bolzonello
Una folla commossa ha sfidato la pioggia per dare l'ultimo saluto a Sara Candeago
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PIEVE DI CADORE - A salutare Sara Candeago c’era tutta la sua gente, la comunità di Sottocastello di Pieve di Cadore l’ha abbracciata assieme ai suoi cari nel momento del commiato. Ma per dirla come don Osvaldo Belli, parroco di Lozzo e prozio della giovane uccisa la scorsa settimana da un doppio sorpasso mentre tornava a casa dal lavoro, resterà per sempre nei cuori e nei ricordi di chi l’ha conosciuta e amata.

 
LA PIOGGIA
Pioveva a dirotto ieri pomeriggio, la bella, ma piccola chiesa dedicata a San Lorenzo ha accolto i genitori, i fratelli, i familiari e poi amici e conoscenti, ma era all’esterno che si sono radunati i più, in alcune centinaia hanno seguito la cerimonia funebre. «Sara avrebbe voluto così, amava Sottocastello -confida un residente che aggiunge- tutti noi siamo legati alla nostra chiesa, ed è qui che vanno celebrati i nostri funerali». In mezzo a tanti cittadini sgomenti anche il sindaco Bepi Casagrande a portare il cordoglio dell’intera comunità.

Sul feretro, dove una fotografia mostrava Sara bella e sorridente, un cuscino di rose e margherite, bianche e rosa, le stesse tonalità dei tanti mazzi di fiori dei familiari, degli amici del Palio, dei colleghi, dell’azienda Trenti in cui aveva iniziato a lavorare da appena quattro giorni. 


IL RICORDO
Le parole del celebrante all’esterno sono state smorzate dal fragore della pioggia, ma il messaggio che ha voluto dare è arrivato tanto quanto la commozione che ha indotto il sacerdote alla lettura. «Sara era una ragazza come tanti altri, l’ho vista crescere anno dopo anno in una famiglia numerosa, per i nostri tempi, e adesso che la vita si stava spalancando davanti a lei, sembra tutto finito, sembra. E questo provoca ancora più dolore perchè ci dà la dimensione di sogni spezzati. Era determinata, risoluta, ha voluto prendere la patente, ha comprato l’auto di seconda mano, ha trovato occupazione qua vicino». I primi giorni di lavoro a poca distanza da casa, e lo schianto fatale ad appena 19 anni, don Osvaldo ha regalato tre istantanee su di lei: «Il giorno del suo battesimo a San Candito di Tai, perchè la famiglia allora abitava a Nebbiù, era già vivace e per poco non rovesciò l’acqua della fonte battesimale. Secondo ricordo. A scuola non penso fosse una secchiona, ma si impegnava e ci riusciva, gli dispiaceva che qualche compagno rimanesse indietro tanto che ne prese a cuore due per le ripetizioni. Ed infine la difficoltà delle redazioni che nell’imminenza della tragedia non trovavano una sua fotografia da sola tanto da dover ricorrere ad un gruppo in gita scolastica a Roma in piazza San Pietro. In un tempo in cui tutti i giovani hanno foto sui vari profili, anche in momenti più intimi e delicati, anche questa riservatezza ci aiuta a capire chi era Sara». 


LUCI E OMBRE
Quanto è successo è la vita con le sue luci e le sue ombre, le sue gioie e le sue tragedie, non tutto è programmabile da noi. Sapere che Sara è passata ad altra vita però non ci esonera dal prendere coscienza di come e perchè se n’è andata tanto prematuramente. Ecco allora che in chiusura l’omelia di don Osvaldo formula questo invito, «ad amministratori, politici, dirigenti, utenti delle strade l’impegno di proteggere e difendere la vita e rispettare le leggi anche sulle strade per non dover piangere per l’ennesima volta un fratello, una sorella uccisi, questo vorrebbe anche Sara». Appello già fatto proprio dalla gente che in queste giornate ha maledetto quella strada, la statale di Alemagna che si snoda sul ponte Cadore, e chiesto interventi per la sicurezza per fermare le tragedie stradali. Hanno interpellato anche il presidente della Regione Luca Zaia affinchè si prodighi per far modificare la viabilità e rendere meno pericolosa la curva maledetta, richiesta fatta anche da Anna Candeago, sorella di Sara, sul suo profilo social.

Ultimo aggiornamento: 07:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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