SANTA GIUSTINA - Si è dissolto in un abbraccio commosso con l'avvocato Esmeralda Di Risio l'incubo nel quale è vissuto per quattro anni Kyd Fontana, il pilota di rally 41enne di Belluno che la sera del 18 gennaio 2019 a Meano, al volante della sua Panda, centrò Maria Cappello, 76 anni che si trovava a bordo strada. La donna morì all'istante, la giustizia si mise in moto e ieri, in tribunale a Belluno, dopo udienze, perizie, sopralluoghi, controperizie, testimonianze e memorie difensive, la giudice Antonella Coniglio ha messo la parola fine alla vicenda: «Assolto perchè il fatto non costituisce reato».
Cosa era successo
La tragedia che determinò l'imputazione di Kyd Fontana per omicidio stradale avvenne in via Vittorio Veneto vicino all'abitazione della vittima che era appena uscita dalla macelleria Dama. La donna si trovava sul ciglio della strada, a circa 15 metri dal passaggio pedonale illuminato. Erano circa le 17.40, non è chiaro se stesse iniziando ad attraversare o se camminasse, fatto sta che la Panda condotta da Kyd Fontana la colpì con la parte anteriore destra. Venne sbalzata a qualche decina di metri, un volo che non le lasciò scampo, morì all'istante. Fontana si fermò, chiamò i soccorsi, gli vennero eseguiti tutti gli accertamenti alcolemici e tossicologici con esito negativo. In sede di processo, il giudice volle vederci chiaro, ma anche la difesa, assunta dallo studio di Anna Tomasi con Esmeralda Di Risio di Vittorio Veneto si convinse dell'innocenza dell'imputato. Iniziò una guerra di perizie: il pm affidò la propria all'ingegner Ongaro, lo studio legale a Marco Puliero. Ne derivarono diverse valutazioni tecniche, recita la memoria difensiva che ricostruisce la cronologia delle udienze che hanno contraddistinto l'iter processuale. Nella stessa memoria, viene ribadito il fatto che Maria Cappello non stesse attraversando sulle strisce, ma 15 metri più in là, in un tratto di strada non illuminato ed in cui non è prevedibile la presenza di un soggetto. Fontana poi procedeva a una velocità tra i 55 e i 65 chilometri all'ora dove vige il limite di 90 all'ora, quindi ben al di sotto; non stava telefonando, come accertato dai carabinieri alle 18.15 sul suo cellulare. Insomma non violò norme del codice della strada.
Il verdetto
Il giudice Antonella Coniglio ieri ha accolto questa tesi mandando assolto il rallista. I parenti della vittima furono liquidati in sede extragiudiziale per cui non si costituirono parte civile. Grande soddisfazione da parte degli avvocati Tomasi e Di Risio: «Comprendiamo il dolore della famiglia, ma è stata confermata la nostra convinzione del fatto che Fontana non avesse commesso quanto gli era stato imputato». La richiesta del pm era stata di 10 mesi di carcere e la sospensione della patente per un anno. Kyd Fontana, pur provato dalla tragedia in cui è rimasto coinvolto, ora tira un sospiro di sollievo, il primo dopo quattro anni.