Venezia-Monte Bianco in 48 ore, il nuovo record di Aron ed Enrico sfuma a pochi metri dalla vetta: «Troppo caldo per proseguire»

Mercoledì 13 Luglio 2022 di Federica Fant
Aron Lazzaro ed Enrico Triches
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BELLUNO - Venezia Monte Bianco in 48 ore di tempo. Si poteva fare, ma i due atleti Aron Lazzaro ed Enrico Triches hanno preferito sacrificare il nuovo record privilegiando la salute e la sicurezza personale. Un messaggio che si aggiunge a quello che intendevano lanciare, ovvero riuscire a viaggiare interamente in bicicletta per 540 chilometri, in autonomia, senza supporto, senza inquinare, un viaggio a impatto ambientale zero fino a Courmayeur (Val Veny) per poi proseguire a piedi risalendo per la via italiana, il tetto D'Europa. Così a pochi metri dalla cima del Monte Bianco si sono fermati: il caldo anomalo e le insidie del ghiacciaio li avrebbero messi a rischio al rientro.

LE IMPRESE
Dopo il successo dell'ultima impresa Venezia Marmolada in bici e skialp (primo tentativo in invernale) di qualche mese fa, «abbiamo lanciato una nuova sfida: sabato 30 giugno alle 8 di mattina, siamo partiti sempre da Venezia in bicicletta per raggiungere la vetta del Monte Bianco, e il tutto con l'obiettivo delle 48 ore, dalla città più bella del mondo alla vetta d'Europa raccontano Aron Lazzaro (40 anni originario del Primiero vive e lavora nel Bellunese, è un preparatore atletico e guida ambientale) ed Enrico Triches (ha 47 anni ed è di Trichiana, di professione è impiegato mentre la passione lo spinge ad essere un triatleta, aironman) -.

Pur essendoci preparati in ogni dettaglio e allenati più che potevamo per affrontare ogni condizione, non sono mancate sorprese e difficoltà».

I RISCHI
Innanzitutto il grande caldo «che abbiamo trovato già nella mattinata con punte di 40 gradi su asfalto, lungo tutta la Pianura Padana». A proposito di pianura, le città principali che i due amici hanno raggiunto durante l'attraversata sono state in ordine: Venezia, Monselice, Este, Montagnana, Cerea, Mantova, Pavia, Ivrea, Aosta ed infine in salita Courmayeur. Fondamentali «sono state le brevi pause per reidratarci e integrare nutrimento, inserendo anche brevi intervalli di riposo. Siamo così riusciti a percorrere ininterrottamente 542 chilometri arrivando fino alla Val Veny, ai piedi del Monte Bianco, dove poi abbiamo fatto cambio assetto per la salita sulla via Italiana al rifugio Gonella, certamente non la più semplice ma più diretta per quello che volevamo fare».

Nel risalire il ghiacciaio durante la notte, «è stato complicato individuare alcuni passaggi chiave per oltrepassare impressionanti crepacciate e questo - spiegano i due atleti - ci ha fatto perdere parecchio tempo. L'entusiasmo e la tanto volontà ci hanno fatto dimenticare le fatiche che a poche ore dalla cima sono state premiate da colori pazzeschi godendo di un'alba mozzafiato su creste nevose davvero suggestive e panoramiche».

LO STOP
Sono così arrivati, «con 48 ore e 17 minuti alla sommità de le Petite Bosse, stoppando l'orologio a soli 150 metri dalla cima, e qui ci siamo fermati- raccontano sportivamente -, una decisione veloce e senza malincuore perché eravamo in ritardo di oltre mezz'ora per le tempistiche del Bianco e prima di tutto avevamo in testa la nostra sicurezza. Con il caldo anomalo di queste settimane non volevamo assolutamente rischiare durante il lungo rientro tra le insidie del ghiacciaio».

LA SCELTA
Un traguardo quindi quasi raggiunto è vero, «dopo 570 km totali e un dislivello positivo di oltre 5600 metri, potevamo tranquillamente raggiungere la cima che era lì ad un soffio, ma abbiamo fatto la scelta migliore, perché ci sono regole non dette, intime tra la montagna e colui che vuole salirla, ed è fondamentale saperle ascoltare perché la cosa più importante è tornare a casa e poter raccontare le emozioni vissute». Aron ed Enrico desideravano dare un forte messaggio green, «sulla possibilità di fare cose impensabili senza utilizzo di automezzi; partire ammirando l'alba dalla nostra città (Belluno) e facendo poi lo stesso sul massiccio del Bianco, in nemmeno 48 ore con la bici muscolare e poi a piedi». «Con la tenacia, volontà e soprattutto con un lavoro di squadra ogni traguardo può diventare possibile», concludono.
 

Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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