Nelle miniere del Fursil le origini della favola di Biancaneve e il rifugio dei Sette Nani

Mercoledì 17 Marzo 2021 di Dario Fontanive
Nelle miniere del Fursil le origini della favola di Biancaneve e il rifugio dei Sette Nani

BELLUNO - Ancora un anno di lavori e poi, se tutto andrà bene, una delle vecchie miniere del Fursil dalle quali sembra trarre origine la fiaba di Biancaneve e i Sette Nani sarà aperta al pubblico per poter essere visitata con l’ausilio di un trenino che porterà il visitatore nelle profondità della terra per circa seicento metri. Le Miniere sono un antico sito minerario che si trovano nel cuore delle Dolomiti, nel bel mezzo dei comprensori dell’Agordino, del Cadore e dell’Alto Adige. Un antico insediamento estrattivo, attivo tra il 1177 e il 1753 e per un periodo più breve alla fine degli anni Trenta del Novecento. Un pezzo della memoria storica e non solo in un àmbito geografico del tutto particolare e che andrà ad impreziosire l’offerta storico-turistica di questa zona del Bellunese. Da qualche anno il Comune di Colle Santa Lucia, si è attivato per ottenere un cospicuo finanziamento con lo scopo di recuperare questi luoghi e renderli accessibili al turismo. Così, dopo una serie di interventi sta finalmente vedendo la luce un progetto di riqualificazione delle antiche gallerie di scavo, e la realizzazione di un Centro visite in previsione di una apertura al pubblico per il 2022 per un luogo unico nel cuore delle Dolomiti e del Veneto. Il centro visite sarà dotato di un bar, una sala conferenze con circa cento posti a sedere. Sarò quindi l’occasione per rendere ancor più attraente questa zona del Veneto.
L’ITINERARIO
La visita sarà divisa in 2 parti, la prima espositiva dove verrà raccontata la storia delle luogo e del vecchio impianto minerario; la seconda di livello esperenziale, dove sarà possibile entrare nel cuore delle miniere a bordo di un trenino elettrico con posti prenotati. Infatti gli spazi ristretti della miniera consentiranno la presenza di un numero massimo di sedici persone per volta, e permetterà una conoscenza del luogo per i visitatori attraverso descrizioni interattive e multilingue. Ma non saranno questi gli unici motivi per visitare le miniere, un occhio di riguardo sarà rivolto al turismo gastronomico. Alcuni spazi interni verranno allestiti per valorizzare i prodotti locali, con percorso storico-culturale che consentirà di conoscere da vicino i sistemi di stagionatura del formaggio e di salumi tipici con la riscoperta di antiche ricette. Un progetto orizzontale che andrà a coinvolgere l’intero territorio dell’alto Agordino lungo l’antica via del ferro denominata “Strada de La Vena” fino a raggiungere l’antico Castello di Andraz, con la possibilità di visitare l’antico palazzo “Chizzali” che un tempo era il quartier generale delle Miniere, oggi sede dell’Istituto ladino dei tre comuni di Colle Santa Lucia, Livinallongo e Cortina.
I LADINI
La storia delle Miniere del Fursil non è solo la storia di Colle Santa Lucia ma quella di un territorio vasto, quello Ladino, che in quest’area nel corso dei secoli si è sviluppato intorno all’attività estrattiva del ferro. Colle Santa Lucia anticamente era parte integrante del Principato Vescovile di Bressanone prima e successivamente del Tirolo, è da sempre questo territorio ha ricoperto una posizione strategica di confine assumendo un ruolo chiave per quanto riguarda gli scambi commerciali e culturali. La presenza della siderite manganesifera, un ferro ricercato principalmente per la realizzazione di armi bianche, portò allo sviluppo di un sistema produttivo territoriale che comprendeva scambi commerciali con il Cadore, con l’Agordino, e con il sud Tirolo dove erano presenti i forni. Nel Bellunese, invece, prolificavano attivamente le botteghe dei principali mastri spadari al servizio della Serenissima. «Dal Medioevo alla metà del 1700, e in un breve periodo fra le due grandi guerre fino al definitivo abbandono nel 1945, – spiega l’assessore al Turismo di Colle Santa Lucia, Maurizio Troi, riferendosi alla scoperta della piccola Miniera dei Vauz – Il mio paese è stato un centro rilevante per l’estrazione del ferro. Per questo motivo l’area fu a lungo contesa tra il Vescovo di Bressanone e il vicino territorio della Repubblica della Serenissima. Buona parte del minerale estratto veniva lavorato qui vicino, lungo la Strada della Vena nei forni di Andraz e Piccolino per i mercati del centro Europa e nei forni del Cadore, Caprile e Pescul, per essere trasportato nella zona di Belluno e Santa Giustina Bellunese per un’ultima lavorazione, quindi a Venezia». La zona di Colle Santa Lucia era quindi a metà strada tra l’Impero e la Serenissima e più volte fu terra di conquista per ambo le parti.
DELIBANA
Le antiche miniere del Fursil vengono da alcuni storici indicate come quelle che hanno dato origine alla fiaba di Biancaneve e i Sette Nani. Il primo a ipotizzare questo legame è stato Giuliano Palmieri che nel suo libro “Le antiche voci dei monti Pallidi” attraverso degli studi, ipotizzò questa affascinante teoria. Si dice che, quando su tutta la Terra infuriavano guerre e carestie, in una piccola località a sud delle “sette montagne di vetro” – sette grandi ghiacciai delle Alpi orientali – tra le Dolomiti, nelle viscere del monte Pore, prosperasse parte del leggendario Regno di Aurona, ricco di oro, argento, ferro e pietre preziose. Qui, grazie al sacrificio di una “Delibana” (una vergine prescelta per essere abbandonata sette anni in miniera per assicurare così fertilità alla vena sotterranea), un laboriosissimo popolo di nani minatori garantiva una continua provvigione di ferro, al vicino Castello di Andraz. Questo almeno fino a quando l’ultima Delibana, non si sacrificò per le altre, facendo così estinguere la ricca vena mineraria. Un racconto, quello di Delibana e dei sui piccoli minatori, che lo studioso Palmieri riteneva sia stato il suggestivo impianto su cui, raggiunti da questa leggenda ladina importata in Germania dalle maestranze che avevano lavorato nelle miniere del Fursil (Wersil), i fratelli Jakob e Wilhelm Grimm, costruirono la trama della fiaba delle fiabe, quella di Biancaneve e i sette Nani. Tutto questo è certamente un viatico importante per il marketing e la promozione del luogo per adulti e soprattutto per i più piccoli 
GLI INTERVENTI
Dopo un primo investimento del comune di Colle Santa Lucia con fondi arrivati per i comuni disagiati utilizzati per il ritrovo e la riapertura dell’ingresso della Galleria Breda, il piano ha avuto un decisivo riconoscimento come progetto di carattere strategico, ottenendo un finanziamento da parte della Regione Veneto.

I fondi sono stati utilizzati per la riapertura della Galleria Breda e successivi interventi hanno riguardato il completamento e la messa in sicurezza delle gallerie e il centro visitatori in fase di costruzione a partire dal 2017 attraverso stanziamenti legati agli interventi di confine. I lavori dovrebbero terminare nell’estate del 2022. Fino a questo momento sono stati impegnati diecimila euro da parte dell’Amministrazione comunale di Colle Santa Lucia, mentre altri 150 mila euro sono stati ottenuti attraverso i fondi per i Comuni disagiati. La regione Veneto è intervenuta nel 2017 stanziando un milione e cinquecentottantamila euro mentre altri tre milioni e seicentomila euro sono arrivati tramite i Fondi per i Comuni di Confine in parte utilizzati per la riqualificazione di Malga Castello in comune di Livinallongo.

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