Vigne (Confedilizia): «Il mattone da ricchezza si è trasformato in debito, nessuno compra più»

Sabato 17 Settembre 2022 di L.M.
Michele Vigne

BELLUNO - «La casa? È il bene più aggredibile per eccellenza, grazie al quale, tra l'altro, vengono finanziati i due terzi delle spese correnti di un Comune. Oggi essere proprietari di un immobile è una sorta di sventura, specie se ti capita pure l'eredità dei genitori che viene subito classificata con il lusso di una seconda casa».
Michele Vigne, presidente di Confedilizia Veneto e vicepresidente nazionale, associazione che raggruppa i proprietari di case, è un fiume in piena contro una politica che da tempo considera il mattone una ricchezza piovuta dal cielo e non il frutto di fatiche e sacrifici che crea ricchezza e soprattutto non grava sullo Stato in termini di alloggi popolari.


IL GATTO E LA VOLPE
«È chiaro che nessuno vuole più comprare - afferma Vigne - perché sulla casa pesano troppe tasse.

Chi affitta ha solo da perdere e molti dei nostri associati arrivano alla conclusione che vendere è meglio. Salvo poi incassare i soldi e metterli in banca dove qualcuno penserà per te ad investirli. Penso che il libro Pinocchio - prosegue Vigne commentando amaramente la monetizzazione del mattone - andrebbe fatto studiare come testo educativo». La metafora evocata da Vigne, nel citare Collodi, è quella del gatto e la volpe, perché vendendo l'immobile e mettendo i soldi in banca si rischia di passare dalla padella alla brace.


EREDITÀ PESANTI
«Il primo aggressore delle case private è proprio lo Stato - prosegue Vigne -. Gestire un immobile è sempre più difficoltoso economicamente. C'è gente che sta pagando il mutuo per la casa e magari si ritrova in eredità anche quella dei genitori trovandosi così in una situazione economicamente insostenibile. Chiaro che poi si arriva ai pignoramenti. Bisognerebbe tornare alle politiche di Einaudi che nell'immediato dopoguerra chiamava benefattori quanti si costruivano una casa, esentandoli da qualsiasi imposta per 25 anni. Nove volte su dieci, diceva, si tratta di bravi cittadini che sostengono lo Stato. Oggi invece per lo Stato siamo diventati evasori».


«UN PIANO VAJONT»
La crisi del settore immobiliare è sotto gli occhi di tutti. Basta guardare la città capoluogo, ma anche i piccoli centri, per vedere negozi vuoti e case abbandonate su interi quartieri.
«Serve una sorta di piano Vajont - afferma il presidente di Confedilizia -: ovvero, esentare da tutte le imposte per dieci anni tutti i fabbricati di quartieri che vanno rivitalizzati, affittando a canoni agevolati. Noi lo avevamo proposto al Comune di Belluno, intervenendo per quartiere. Ma non se ne è fatto nulla. Per attuare certe politiche serve coraggio».
Il coraggio, evidentemente, è mancato proprio perché la casa è ormai il bancomat dei Comuni costretti a tartassare i cittadini per compensare i mancati trasferimento dello Stato.
«Questa situazione - continua Vigne - ci dà una fotografia chiara del perché nessuno voglia più comprare casa. I proprietari hanno più spese che incassi. Solo lo Stato si mangia oltre la metà di quello che versa l'inquilino. Il resto se ne va in manutenzioni. Quindi il saldo è sempre negativo per i proprietari».


URGENTE CAMBIARE
«Per ridare fiato al settore e per tornare a far crescere la voglia di investire sul mattone - conclude Vigne - serve un cambio radicale nella politica nazionale, cominciando a togliere quell'invidia sociale che si scatena verso che è proprietario di casa».


 

Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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