Medico eroe morto nella tragedia del Falco: al figlio 1,5 milioni di risarcimento

Lunedì 12 Aprile 2021 di Angela Pederiva
Medico eroe morto nella tragedia del Falco: al figlio 1,5 milioni di risarcimento
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BELLUNO - Ci sono voluti 12 anni di battaglie legali, ma finalmente giustizia è fatta in memoria del medico-eroe di Falco. Con una sentenza depositata nei giorni scorsi, la Cassazione ha annullato il verdetto emesso nel 2018 dalla Corte d'Appello di Venezia e ha stabilito che dev'essere attuato quanto deciso dal Tribunale di Belluno nel 2016: il figlio del dottor Fabrizio Spaziani, deceduto con altri tre soccorritori nel terribile schianto dell'elicottero del Suem a Cortina d'Ampezzo, ha diritto a riscuotere sia la polizza infortuni che prevedeva il rischio di morte, sia il risarcimento dei danni civilistici. In base a un principio che promette di fare giurisprudenza, dunque, il ragazzo otterrà oltre 1,5 milioni di euro.

La tragedia del Falco

La tragedia avvenne nel piovoso pomeriggio del 22 agosto 2009.

L'elicottero AB 1209 del 118 di Pieve di Cadore, per tutti Falco, aveva appena completato il salvataggio di due escursionisti, quando venne mandato in ricognizione a Rio Gere per verificare che non vi fossero persone travolte da una frana. Di quella disgrazia resta oggi un'edicola sacra nei pressi del Ru de ra Graes: il velivolo urtò i cavi della linea a media tensione, che alimentava gli impianti di risalita sul Cristallo, finendo per precipitare nel torrente. Non ebbero scampo il pilota Dario De Filip, il tecnico di elisoccorso Stefano Da Forno, il tecnico e copilota Marco Zago e appunto il medico anestesista Fabrizio Spaziani.


Le assicurazioni

Per tre volte l'inchiesta penale è stata aperta e archiviata. Nel frattempo le famiglie delle quattro vittime hanno dovuto combattere per avere i risarcimenti. Particolarmente lunga e tortuosa è stata la vicenda riguardante Spaziani, che aveva 46 anni e lasciò moglie e figlio, all'epoca bambino. In tempi relativamente rapidi, attraverso un accordo transattivo, erano stati liquidati 450.000 euro dalla compagnia Generali Seguros Espana, che assicurava la responsabilità civile verso terzi del vettore aereo, come succede abitualmente anche nella circolazione stradale. Invece era stato necessario un decreto monitorio del Tribunale di Belluno, emanato nel 2014, per intimare a Unipolsai il pagamento di 1.113.500 euro, cioè il massimale dalla polizza assicurativa per rischio infortuni e morte accesa da Inaer Helicopter Italia, come previsto dal bando di gara europea che la società si era aggiudicata in quanto fornitrice dell'Ulss, evidentemente interessata a tutelare i propri addetti. 


L'assicurazione fa ricorso

La compagnia assicuratrice si era però opposta a quella prescrizione. Il suo ricorso era stato rigettato in primo grado e parzialmente accolto in appello. I giudici di Venezia, infatti, avevano addirittura ritenuto che il ragazzino avesse causato un danno a Unipol, incassando i 450.000 euro dell'indennizzo e impedendole così di rivalersi su Generali. Una beffa: la famiglia del dottor Spaziani aveva dovuto restituire quei soldi, senza poter nemmeno riscuotere l'altra polizza.


La sentenza

A quel punto il caso era stato portato dall'avvocato Alessandra Gracis in Cassazione, la quale ha stabilito la legittimità del cumulo fra i due importi. Come si ricava dalle motivazioni della sentenza, difatti, è stato ritenuto che le polizze assicurative contro gli infortuni, nella parte riferita al rischio di morte dell'assicurato, non siano di tipo risarcitorio o indennitario, ma abbiano una funzione previdenziale, attribuendo un di più al beneficiario a prescindere dal suo diritto al risarcimento. Ecco il principio: «Nel caso di assicurazione sulla vita, l'indennità si cumula con il risarcimento, perché si è difronte ad una forma di risparmio posta in essere dall'assicurato sopportando l'onere dei premi, e l'indennità, vera e propria contropartita di quei premi, svolge una funzione diversa da quella risarcitoria ed è corrisposta per un interesse che non è quello di beneficiare il danneggiante». L'odissea comunque non è ancora finita: la Suprema Corte dovrà esprimersi anche su un'ulteriore polizza stipulata con Unipol dal Club alpino italiano, di cui il medico-eroe di Pieve di Cadore era un soccorritore.

Ultimo aggiornamento: 17:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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