Mancano medici di base, il sindaco: «Penalizzati da calcoli errati, ma abbiamo una soluzione»

Giovedì 27 Aprile 2023 di Egidio Pasuch
Sedico continua ad avere difficoltà con i medici di base

SEDICO «Il tema della carenza dei medici di base nasce da una errata programmazione a livello nazionale e anche regionale.

Non è stata fatta un’analisi corretta per garantire il ricambio generazionale dei medici: la situazione di gravità attuale vi sarà anche nei prossimi anni. In Veneto c’è un numero importante di medici che hanno tra 65 e 68 anni. Questo dato riguarda soprattutto le province di Belluno e Rovigo». Ad affermarlo, rispondendo ad un’interrogazione della minoranza e del consigliere Carlo De Paris in particolare, è il sindaco di Sedico, Stefano Deon. A marzo se ne sono andati in pensione due medici di base ed una pediatra. Migliaia di persone hanno dovuto cercare un medico fuori provincia.

POCHE BORSE DI STUDIO

«La realtà è – spiega Deon - che c’è una programmazione che a qualche livello, diverso dal comunale, non ha funzionato e che ora ha ricadute anche sul nostro territorio. Con il Pnrr si è cercato di mettere una toppa, ampliando le borse di studio in favore dei medici che intendano scegliere la specializzazione in medicina di base. Ma questo non basta. Il Veneto, peraltro, ha attivato meno borse di studio rispetto ad altre regioni, come Piemonte ed Emilia Romagna». Sul territorio comunale – ha ricordato Deon - già nel 2021 si era affacciato il problema con la cessazione di un primo medico. In quell’occasione l’Ulss aveva chiesto una mano al Comune per dare risposte ad un medico che arrivava da lontano ed era privo di spazi adeguati da utilizzare come ambulatori. Il Comune aveva dato disponibilità di uno spazio a Libano.

PROMESSA MANCATA

Per quanto riguarda la carenza emersa nel 2023, si tratta invece secondo Deon di una situazione un po’ diversa. «Il Comune è stato contattato dall’Ulss a dicembre 2022 quando ci è stata comunicata la prossima cessazione di un medico di base e di una pediatra. Era stata chiesta la disponibilità di alcuni locali, per un breve periodo, per una dottoressa alla quale doveva essere conferito un incarico temporaneo per due mesi. L’Ulss aveva contemporaneamente rassicurato il Comune che avrebbe sostituito il medico in breve, cosa che poi non si è concretizzata. Abbiamo incontrato i vertici dell’Ulss perché in una situazione di questo tipo bisogna dialogare, confrontarsi e collaborare. Sono state sottoposte all’Ulss le varie problematiche, mettendo a disposizione tutto quello che il Comune poteva fare: in questo senso l’azienda speciale, mediante personale dei servizi sociali, si era già attivata per aiutare le persone maggiormente in difficoltà».

FRAGILI LASCIATI INDIETRO

L’Ulss, spiega Deon, ha dato ampia disponibilità a cercare soluzioni. «Non si è capito, invece – aggiunge però il primo cittadino – e non sono state fornite risposte in tal senso, sul perché non sia partita una campagna di informazione ai cittadini partendo dalle fasce più fragili e più deboli, ai quali doveva essere riconosciuta una priorità di scelta». L’incontro con l’Ulss, in ogni caso, è stato l’occasione per creare una cabina di regia tra Ulss, azienda speciale Sedicoservizi e Comune in vista dell’attuazione del progetto sulla domiciliarità, finanziato da Cariverona.

RETE SANITARIA LOCALE

«L’amministrazione – assicura Deon - ha una sua visione del sanitario e del sociale sul territorio. Abbiamo elaborato diverse progettualità. Anzitutto un progetto finanziato a valere sui fondi area vasta dei Fondi di confine del valore di 2,5 milioni euro. Gli obiettivi del progetto sono due: uno è il cohousing sociale, rivolto ad anziani autosufficienti, mentre il secondo è organizzare, tramite Sedicoservizi, un luogo fisico dove ci possa essere l’integrazione tra più processi assistenziali e socio sanitari, nei quali si possano ospitare ambulatori per medici di medicina generale e pediatri, che possano lavorare in rete tra di loro e con il personale dell’azienda e dell’Ulss, implementando il più possibile anche la telemedicina e l’infermiere di famiglia e di comunità». Ma vi è anche il progetto per avere un infermiere e un operatore di comunità che fungeranno da raccordo con i medici di medicina generale e l’assistente sociale. 

Ultimo aggiornamento: 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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