Strage della Marmolada. Zaia: «Restituiremo i corpi alle famiglie, obbligo morale». Le ricerche. L'esperto: «Nuovi crolli nelle prossime settimane»

La tragedia sulle Dolomiti. Si continuano a cercare con droni e radar resti o indumenti. I Ris a Canazei per le indagini biologiche. Il racconto di uno dei primi soccorritori: «Ecco cosa ho visto»

Mercoledì 6 Luglio 2022
Strage della Marmolada
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Strage della Marmolada, le ultime notizie di oggi, mercoledì 6 luglio 2022. Anche questa mattina, come avvenuto ieri, quattro droni sono in volo sul ghiacciaio della Marmolada, sul luogo del disastro. Due droni del Soccorso alpino veneto e altri due dei vigili del fuoco di Trento passeranno al setaccio la zona in cui la frana di ghiaccio ha travolto gli alpinisti che domenica stavano salendo lungo la via normale. Oltre ai droni, ci sono anche due operatori della guardia di finanza a capanna Ghiacciaio. Quest'oggi sono arrivati a Canazei anche i carabinieri del Ris, per condurre le indagini biologiche sul materiale genetico rinvenuto e, attraverso la comparazione dei Dna, identificare le vittime.

Zaia: restituiremo i corpi alle famiglie, obbligo morale

«Abbiamo l'obbligo morale di restituire i corpi alle loro famglie; è l'impegno che io e il presidente della Provincia di Trento Fugatti ci simo presi e che abbiamo chiesto ai volontari e al tavolo di coordinamento». Lo ha detto Luca Zaia, governatore del Veneto, a Radio anch'io su Rai Radio1, sulla tragedia della Marmlada. «Ho incontrato i familiari a differenza di molti che parlano e non li hanno visti - ha aggiunto -.

Si respira l'aria di una tragedia, dell'angoscia di chi non vede più il prorio figlio, coniuge, fratello.Questa tragedia - ha concluso - è eccezionale quanto imprevedibile».

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LE RICERCHE

Nuovi crolli nelle prossime settimane

Ma sull'altro fronte ci sono gli esperti che dicono che le vittime probabilmente potranno essere recuperate solo verso fine estate, quando le masse di ghiaccio finite a valle si saranno sciolte. Lo ipotizza la glaciologa austriaca Andrea Fischer in un'intervista al quotidiano Dolomiten. Come avviene per le maxi valanghe servirà appunto molta pazienza. Per quanto riguarda la Marmolada, l'esperta prevede ulteriori crolli nelle prossime settimane. «20 anni di scioglimento estremo dei ghiacciai li hanno resi vulnerabili», spiega Fischer. Secondo la glaciologa, sono tre i fattori che hanno causato il crollo sulla Marmolada: la poca neve caduta d'inverno, le temperature elevate già in primavera e infine il caldo degli ultimi giorni «con il sole che batte sul ghiacciaio dalle 5 alle 20». Quello sulla Marmolada comunque è «un piccolo crollo che sarebbe rimasto senza conseguenze se si fosse staccato in un altro momento», afferma l'esperta. La tragedia comunque non era prevedibile, ribadisce. 

Il radar di Rigopiano sulla Marmolada

Il radar di Rigopiano è arrivato sulla Marmolada. Sono operativi e per ora non hanno registrato movimenti i tre radar installati al Rifugio Marmolada dal Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento con la supervisione del geologo Nicola Casagli. La strumentazione - riferisce la Provincia autonoma di Trento - permetterà di capire cosa sta succedendo e di fornire una maggiore sicurezza agli operatori che stanno portando avanti le operazioni di recupero. Si tratta di 3 radar - nello specifico un radar doppler e due radar interferometri - che danno la possibilità di misurare a distanza, in condizioni di assoluta sicurezza e con un'alta precisione tutti i movimenti della parte alta del ghiacciaio e delle rocce circostanti. «I due radar interferometri - spiega il geologo che guida il gruppo di lavoro, Nicola Casagli - sono operativi già da ieri sera, hanno rilevato dati tutta la notte e non hanno registrato movimenti. Il radar doppler è operativo invece da questa mattina e ha la capacità, a differenza del radar interferometro, di vedere i movimenti rapidi e improvvisi che non hanno precursori. Per questo motivo abbiamo deciso di installare entrambe le tecnologie». 

Il racconto di uno dei primi soccorritori

«Una situazione inusuale. Un evento che non era mai visto in queste zone: così tante persone coinvolte e la vastità di superficie da dover andare a scandagliare e su cui lavorare. Abbiamo individuato subito, al nostro arrivo, il rischio residuo che c'era a monte per dare un minimo di informazione ai soccorritori che stavano lavorando più in basso e poi abbiamo dovuto percorrere tutta la valanga per individuare le persone che ritenevamo potessero avere più bisogno di altre. E su queste ci siamo concentrati in particolare con il nostro elicottero ed il Falco della provincia di Belluno». Dimitri De Gol, tecnico di elisoccorso del Soccorso alpino del Veneto, è stato uno dei primi a raggiungere la zona del disastro domenica e racconta che cosa ha visto. «Ci siamo concentrati in una zona dove c'erano quattro persone, delle quali due sono finite in rianimazione a Belluno e una è stata intubata dal nostro equipaggio e portato all'ospedale di Treviso e una signora di cui il medico non ha potuto fare altro che constatare, purtroppo, il decesso. Abbiamo ricomposto la salma e l'abbiamo trasportata qui a Canazei», prosegue De Gol. «Noi siamo stati calati con il verricello perché abbiamo operato in un canalino sulla sinistra, guardando la valanga dal basso, dove appunto per la ripidità i corpi erano rimasti più in superficie quindi non sono stati completamente sepolti. Abbiamo poi predisposto quei minimi presidi di sicurezza dove poter poi agganciare il personale che lavorava in zona per poi fare l'intervento sanitario sui feriti», conclude il soccorritore. 

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I carabinieri del Ris arrivati a Canazei

Sono arrivati a Canazei, in valle di Fassa, i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche che la procura di Trento ha delegato per le indagini biologiche sul materiale genetico prelevato dai resti delle vittime del disastro. Il Dna raccolto dovrà poi essere comparato con quello dei parenti che si sono presentati in questi giorni dai carabinieri per la successiva identificazione. Dopo essere stati al Palaghiaccio dove, da domenica, vengono portati resti delle vittime, i militari hanno poi raggiunto il Centro di coordinamento delle ricerche - sede del Soccorso alpino dei vigili del fuoco e della Croce Bianca - sempre a Canazei.

«Montagna, serve un sistema di monitoraggio»

«Abbiamo iniziato un confronto per dotarci di strumenti di monitoraggio per fornire informazioni più puntuali a chi affronta l'alta montagna». Lo ha detto Paolo Grigolli, presidente dell'Apt della val di Fassa. «Il progetto - ha spiegato Grigolli - è stato avviato già nei mesi scorsi, ma la tragedia della Marmolada ha impresso un'accelerazione». Al confronto che si è svolto ieri erano presenti i rappresentanti delle Apt trentine, Trentino Marketing, la Sat, i rappresentanti dei rifugisti e delle guide alpine. «Il tema della formazione-informazione sarà fondamentale, perché le condizioni della montagna sono profondamente cambiate», ha aggiunto Grigolli. Non ci sono, però, certezze sulla tempistica con cui questo monitoraggio potrà essere operativo. Il progetto verrà poi condiviso con le altre regioni montane.

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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