Freddo e nevicate salvano la Marmolada, la sentinella del ghiacciaio: «Mai vista un'estate così»

Lunedì 20 Luglio 2020 di Andrea Zambenedetti
Freddo e nevicate salvano la Marmolada, la sentinella del ghiacciaio: «Mai vista un'estate così»

BELLUNO - «Un'estate così non l'ho mai vista». Carlo Budel, la sentinella della Marmolada, non ha dubbi. «Quest'anno c'è molto più freddo delle estati scorse quando, in questo periodo di neve non ce n'era già più. In questo 2020, invece, continua a nevicare. Le temperature sono molto rigide. Questa estate non è nemmeno lontanamente parente della scorsa».

L'ultima imbiancata in quota risale a mercoledì mattina. Dieci centimetri in tutto ma determinanti per coprire la temutissima alga unicellulare che, assieme alla sabbia sahariana, ha tinto di rosso la neve ad aprile. «La neve fresca, coprendo la neve rossa spiega Mauro Valt, una vita a studiare il ghiacciaio per l'Arpa Veneto rallenta la fusione (lo scioglimento del ghiacciaio ndr). Infatti il bianco respinge il novanta per cento dei raggi solari e in questo modo la neve si mantiene più a lungo. E con essa il ghiaccio sottostante». 



SCENARIO INEDITO
A raccontare una Marmolada diversa rispetto allo scorso anno ci pensano non solo le cliccatissime fotografie postate da Carlo Budel sul profilo Instagram ma anche, e soprattutto, i riscontri raccolti dagli addetti ai lavori. «Lech Dlace (il lago ghiacciato che si trova a 3009 metri)- spiega Valt - è pieno di neve. Tutto coperto. Mentre le scorse estati, in questo periodo, si vedeva un bel laghetto alpino». Un segnale preciso che quella in corso è una buona stagione per il ghiacciaio. Per la regina delle Dolomiti questo avvio d'estate è stato tra i migliori degli ultimi decenni. Anche se al momento i dati sono ancora parziali e frammentari le impressioni degli esperti (e di chi vive l'estate a quota 3000 metri come Budel) difficilmente potranno sbagliare. «Se il caldo del mese di aprile spiega Valt che giovedì è salito alla stazione di Arpa Veneto e Regione sotto Piz Boè - ha avuto la sua influenza sul permafrost spazzando via la neve più fresca, e ricoprendo la neve di sabbia per le precipitazioni secche, le temperature fredde del mese di giugno hanno avuto un effetto diverso rispetto agli anni scorsi. Sembra che la situazione sia migliore rispetto alle scorse estati. Bisogna però partire dal contesto generale: i ghiacciai delle Alpi sono tutti in ritiro. Negli anni 90 calcolavamo quanto poteva arretrare di anno in anno. Ora non servono più i calcoli. È riscontrabile ad occhio nudo».

 

 


FRA 30 ANNI
Pensare che una stagione come questa possa determinare un rallentamento del processo di arretramento del ghiacciaio sarebbe però un abbaglio. «Le ricerche sul volume e sulla superficie del ghiacciaio, elaborate sulla base di quanto avvenuto tra il 2005 e il 2015, hanno confermato la riduzione. Se il trend prosegue così nel giro di 30 anni la situazione sarà molto diversa quassù. La Marmolada è un malato terminale. Ma che ora per questo malato è un buon periodo. L'esempio è drammatico ma possiamo dire che per il grande malato, quest'estate, c'è un po' di morfina».

INVERSIONE DEL TREND
Il destino, insomma, è segnato. Per poter parlare di una battuta d'arresto allo scioglimento del ghiacciaio bisogna che estati come questa si ripetano senza interruzioni per almeno cinque o sei anni. «Rispetto alla media, negli ultimi dieci anni - prosegue l'esperto - in quota nevica abbastanza nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Quindi la fase di alimentazione è buona. Le temperature estive e primaverili sono invece più calde rispetto a quelle degli anni 80 e questo accelera la fusione». Tradotto: in media negli ultimi dieci anni, se gli apporti nevosi invernali sono sempre stati buoni, ad incidere sull'arretramento è stata soprattutto la stagione estiva con i centimetri di ghiaccio erosi che non vengono più recuperati. «In questo inverno il ghiacciaio ha vissuto della neve di novembre. In alta quota ne ha fatti tre metri ed è rimasta fino a fine aprile - spiega Valt - tutta la neve arrivata dopo, invece, si è fusa ed è stata erosa dal vento. Non ha avuto grande ruolo». I dati Arpav rivelano che aprile è stato un mese molto caldo rispetto al passato. «Una decina di giornate - spiega il tecnico Arpav - sono state così calde da essere classificate come eventi rari. Poi però è arrivato il fresco di giugno, come non capitava dal 2000. Anche nel 2017 c'è stato qualcosa di simile ma non uguale. Questo ha rallentato la fase di fusione della neve su tutta la montagna. Quello che è importante per i ghiacciai delle Dolomiti è che ci sia una coperta bianca, riflettendo i raggi del sole rallentano la fusione».
 


CROCE E DELIZIA
Quella che si sta rivelando una buona stagione per il ghiacciaio non è detto che lo sia anche per il turismo. Il meteo nelle scorse settimane ha ulteriormente sfoltito il numero dei visitatori, se possibile addirittura più di quanto avesse già provveduto a fare la pandemia. «Non mi resta che sperare - conclude Budel - che ad agosto faccia bel tempo, per accogliere almeno più italiani. Quelli che sono arrivati finora hanno dimostrato in maniera lampante tanta voglia di muoversi e di uscire dall'incubo virus. Entrano in rifugio, mangiano, si divertono. Ma vedendone così pochi, al momento, mi vien da pensare anche che tanti abbiano già consumato le ferie». Insomma, da qualunque lato lo si guardi, per il tetto del Veneto quella del 2020 è una stagione indimenticabile.

Ultimo aggiornamento: 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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