Il ghiacciaio della Marmolada non esiste più: è a pezzi, ci sono solo 6 masse frammentate

Lunedì 14 Settembre 2020 di Luca Gigli
Il ghiacciaio della Marmolada non esiste più: è a pezzi, ci sono solo 6 masse frammentate
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Ogni estate, ma in fin dei conti bisognerebbe dire inverno, è un'agonia per i ghiacciai. Per la Marmolada, simbolo di un problema che continua e si aggrava, ma pure per altri ghiacciai delle Dolomiti che stanno scomparendo o sono già perduti. Il dato peggiore che sottolinea di questa, però, è che il ghiacciaio già non esiste più, ma ci sono sei masse frammentate che si perderanno ancor più rapidamente.

La fine dell'estate, in termine tecnico la conclusione della stagione dell'ablazione, ossia della fusione della neve, del nevato e del ghiaccio che costituisce il dato negativo per il bilancio della massa appunto dei ghiacciai, porta il geologo rodigino Franco Secchieri a effettuare le osservazioni aeree dello stato di questi. Secchieri da sempre ha tra gli osservati speciali la Marmolada e già all'inizio degli anni 90 lanciava allarmi. Giustificati, come documenta il confronto tra le foto scattate nella prima metà degli anni 80 e quelle di oggi sui maggiori ghiacciai delle montagne dei Nordest.
 

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Il ghiacciaio della Marmolada è destinato a sparire per sempre, il conto alla rovescia è già partito: i ghiacci si scioglieranno e tra 25-30 anni uno dei simboli delle Dolomiti non esiterà più.


«Dalle immagini raccolte nel consueto sorvolo che da anni effettuo sull'intera regione dolomitica, la situazione appare estremamente precaria, dato che continua il generale ritiro e riduzione delle masse gelate. Tutto in linea con l'attuale situazione meteo climatica. L'interesse principale è rivolto verso la Marmolada, una montagna oggi alla ribalta delle cronache anche per le continue campagne di informazione (non sempre adeguate a mio avviso) che stanno investendo l'opinione pubblica e riguardano i ghiacciai del versante settentrionale».

Secchieri sottolinea che «la situazione si sta modificando radicalmente. Il ghiacciaio principale, che fino a qualche decennio fa costituiva una unica omogenea distesa di ghiaccio, si presenta ora frammentato in più parti tanto da non poterlo più definire un ghiacciaio vero e proprio, ma un insieme di varie masse, almeno sei, separate sempre più dalle creste rocciose emergenti a causa della riduzione dello spessore del ghiaccio. Questa situazione faciliterà ulteriormente il disfacimento della massa, dovessero continuare le situazioni meteo climatiche attuali. Ecco perché non è corretto dire che il ghiacciaio scomparirà tra un tot numero di anni, piuttosto considerare l'ipotesi che in futuro le parti in cui si è frammentato si ridurranno sempre più, trasformandosi in placche isolate di ghiaccio e nevato in graduale disfacimento (fusione). La neve invernale non è più sufficiente a integrare le perdite estive».



Ghiacciai scomparsi, il Fradusta e gli altri
Anche gli altri ghiacciai dei principali gruppi dolomitici non stanno meglio, «anche se la loro minore fama non li ha portati alla ribalta. Vorrei ricordare il ghiacciaio superiore dell'Antelao, quello del Cristallo sopra Cortina, quello dei Cantoni sulla Civetta o ancora quello del Travignolo, nelle Pale di San Martino. Tra tutti gli esempi quello più suggestivo e drammaticamente rappresentativo della situazione attuale è il ghiacciaio della Fradusta, che fino a qualche decennio fa occupava parte dell'altopiano delle Pale di San Martino e oggi è praticamente scomparso, rimane solo una modesta massa gelata addossata alla Cima Fradusta».
 
 


L'unica nota positiva, «una anomalia, se vogliamo, riguarda i piccoli ghiacciai, o meglio i glacionevati che in controtendenza rispetto ai ghiacciai più grandi, hanno conservato parte degli accumuli invernali dovuti alle valanghe. Un fatto evidentemente legato alle diverse modalità di alimentazione (conoidi di valanga) e al regime invernale delle precipitazioni nevose che ha penalizzato i ghiacciai maggiormente soggetti alla alimentazione diretta».
Secchieri tira così le somme. «Quest'anno si conclude con un bilancio assolutamente negativo per i ghiacciai. Sono in atto i rilievi del Comitato Glaciologico italiano e per l'Alto Adige, il Servizio Glaciologico del Cai di cui sono il coordinatore scientifico. Quello che sta accadendo non significa solo una modifica del paesaggio dell'alta montagna, ma anche un depauperamento delle risorse idriche, un problema che preoccupa anche l'agricoltura. Rileggendo la storia della evoluzione anche recente dei ghiacciai, osserviamo come grandi cambiamenti climatici vi siano sempre stati nel passato, ma quello che sorprende negativamente, è la velocità con la quale oggi si stanno verificando».

L'appello viene come conseguenza. «È importante conoscere e seguire l'evoluzione dei ghiacciai, anche come ulteriore chiave di lettura delle dinamiche del clima, auspicando anche una maggiore sensibilità da parte delle autorità competenti o predisposte, a ogni livello».

 

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Ultimo aggiornamento: 10:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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