Stop agli accessi sulla Marmolada? «Senza senso l'idea di bloccare tutto. Ora bisogna tacere»

Giovedì 7 Luglio 2022
Luca Dapoz
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Strage sulla Marmolada. Non si può chiudere la montagna. Non è possibile pensare di bloccare o limitare l'accesso delle persone alle pareti rocciose, porre divieti, come si chiede da più parti in questi giorni. I professionisti della montagna, le guide alpine che vivono e lavorano sulle rocce e sui ghiacciai, respingono le ipotesi che rimbalzano in varie sedi, dopo il crollo di una parte del ghiacciaio della Marmolada, avvenuto domenica scorsa. «Succede sempre così, dopo gli incidenti in montagna, soprattutto se sono in qualche modo spettacolari e hanno un forte rilievo mediatico: c'è subito chi pensa di imporre divieti e limitazioni. La proposta di frenare l'accesso alla montagna, di bloccare la gente, è un'idea senza senso, non si può pensare di limitare anche questa libertà delle persone» obietta Luca Dapoz, presidente del gruppo Guide alpine di Cortina d'Ampezzo. «Quello che è successo domenica sulla Marmolada è stato totalmente imprevedibile, è una situazione che nessuno poteva immaginare in alcun modo aggiunge Dapoz sappiamo che è accaduta una disgrazia di enorme portata, ha colpito tutti noi, ma è del tutto inutile parlarne dopo.

Adesso stiamo tutti zitti, che è meglio».


IL SILENZIO
Sull'atteggiamento da tenere, in questo frangente, Dapoz è categorico: «Questa è l'ora di tacere. In questi giorni tutti parlano, ma lo fanno soprattutto quelli che non sanno nulla, né di quello che è successo questa volta sulla Marmolada, né di come si va in montagna. Ora bisognerebbe soltanto tacere e pensare a quelle persone, a chi è morto e a chi piange».


CONOSCERE L'AMBIENTE
È della medesima opinione l'auronzano Lio De Nes, che è stato presidente del collegio regionale delle Guide alpine del Veneto per sette anni, dal 2008 al 2015: «Non si può assolutamente pensare di bloccare in qualche modo chi va in montagna. Come si può credere possibile una cosa del genere? Allora bisognerebbe anche impedire alle persone di andare al mare, nei deserti, nelle foreste, in qualsiasi altro ambiente ostile. Per andare in montagna bisogna conoscerla; si devono apprendere le tecniche; è necessario imparare le caratteristiche dei luoghi in cui si va, ma non si può impedire alle persone di vivere la loro libertà». Sugli incidenti in montagna, De Nes ha un'opinione un po' controcorrente: «Sono molto meno numerosi gli incidenti fra gli alpinisti che fra gli escursionisti; ci sono molti più soccorsi sui sentieri, dove la gente va a camminare. Nell'alpinismo accadono meno sciagure, forse perché le persone sono più attente, preparate e attrezzate».


EVENTO IMPREVEDIBILE
Sull'episodio specifico della Marmolada, De Nes propone una riflessione personale: «La montagna è là da milioni di anni. Le nostre Dolomiti sono fatte così perché hanno subito una trasformazione continua, con tutti i crolli che le hanno plasmate. In quanto al ghiacciaio, il caldo lo modifica, interviene sull'area di contatto fra la roccia sottostante e il ghiaccio che c'è sopra, l'acqua toglie questo legame, ma solitamente questi fenomeni sono più frequenti sulle Alpi Occidentali, certi crolli sono usuali sul Monte Bianco. In Marmolada non era per nulla prevedibile, perché l'orografia è diversa, non c'è la verticalità delle pareti che si vede altrove: quell'immenso blocco di ghiaccio si è staccato dove la pendenza è contenuta. Però è certo che ora bisognerà intervenire, bonificare la zona, prima di poterla riaprire».

Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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