Scarcerato il 78enne marito-mostro, ma deve trovarsi un'altra casa: ha il divieto di soggiorno

Mercoledì 13 Maggio 2020 di R.B.
La vittima Anna Maria Dal Col
Ha pagato il suo conto con la giustizia. Ma quando lunedì mattina Franco Anacleto Fregona, 78 anni di Santa Giustina, è uscito dal carcere di Baldenich, è rimasto in mezzo a una strada. Non può andare nel comune in cui è residente. Vietato per lui tornare nella sua casa, di via Carfai, in località Brustolade. La questura ha proposto nei suoi confronti il divieto di soggiorno nel comune di Santa Giustina e la sorveglianza speciale, atti notificati proprio all’uscita del carcere. Fregona finì dietro le sbarre a fine agosto 2017, dopo che la condanna a 3 anni e 4 mesi per maltrattamenti e lesioni alla moglie Anna Maria Dal Col, divenne definitiva. 

LA PAURA
La storia della donna e dei 50 anni di violenze subite, commosse l’Italia e venne raccontata anche nel programma sulla violenza di genere “Amore Criminale”, su Raitre. «Ora che esce ho paura», aveva detto Anna Maria nei giorni scorsi. E tramite i suoi legali avvocato Giorgio Azzalini e Jenny Fioraso aveva sollecitato i carabinieri a prendere provvedimenti. La relazione della Questura per la misura di prevenzione è dell’8 maggio scorso, presa «in considerazione dell’imminente scarcerazione del Fregona e della sua dimostrata pericolosità, a tutela dell’incolumità della moglie e dei famigliari». Le misure sono in atto, in attesa dell’udienza del 25 maggio quando il Tribunale di Venezia dovrà confermarle o meno.

LA DIFESA
Per Fregona e la figlia Fides, che in questi anni gli è sempre stata vicina, è stata una doccia fredda e dopo la notifica lunedì hanno subito chiamato il loro avvocato Marco Cason. Era stato il legale a ottenere, dopo varie istanze, la possibilità per il 78enne di tornare in quella sua proprietà, che nel frattempo è andata all’asta (non ha mai pagato il risarcimento danni per 80mila euro alla moglie che ha avviato la procedura di escuzione). Cason aveva ottenuto dal giudice Ferdinando Perugini, del Tribunale di Belluno, l’autorizzazione a andare a vivere in quella casa, in attesa che venisse venduta. Era il 24 marzo scorso. Alla fine lunedì è toccato alla figlia ospitarlo, tra l’altro in un’abitazione poco distante da quella di Carfai. «Avevamo preparato e pulito la casa - si sfoga la figlia Fides - , riattivato le utenze era tutto pronto. Non si fa così. È chiaro che è mio padre e non lo metto sotto un ponte ma anche l’altra volta mi avevano chiesto di ospitarlo per 2 giorni e sono passati 7 anni. Adesso lo hanno definito pericoloso eccetera, ma quando era qui in casa con me e avevo una bambina piccola?». E Fides prosegue: «Era un padre padrone, è vero che la violenza non si deve fare, ma allora, 50 anni fa, era così». E conclude: «Mio papà in questi anni ha sempre avuto nel suo cuore il desiderio di tornare nella sua casa: abbiamo fatto di tutto per soddisfarglielo. È da 9 anni che non vede più quella sua casa: ha quasi 80 anni è arrivato dal niente e quell’abitazione per lui era tutto».
Ultimo aggiornamento: 08:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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