«Ti spacco la testa contro il muro», marito-mostro condannato a 2 anni di galera

Martedì 4 Ottobre 2022 di Giovanni Longhi
Marito mostro condannato a 2 anni di galera
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BELLUNO - «Tu devi andartene da questa casa, non ti sopporto più, non esci viva da qui, ti posso spaccare la testa contro il muro»: lui, nato in Albania 38 anni fa e residente a Belluno, aveva trasformato la vita della moglie in un incubo. Alla fine, dopo mesi di vessazioni, perpetrate spesso in preda ai fumi dell’alcol e in presenza delle figlie minori. La 33enne, anche lei albanese, aveva trovato il coraggio di ribellarsi e si era rivolta a un centro antiviolenza denunciando il marito. 

IN AULA 

Ieri in tribunale l’uomo, sottoposto al divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla moglie, ha dovuto rispondere davanti alla legge del reato di maltrattamenti in famiglia. Il periodo preso in esame va dal gennaio 2020 a gennaio 2021. Quando beveva, il 38enne perdeva il controllo, insultando la moglie anche per le sue origini del nord dell’Albania, ma non le risparmiava epiteti come «str...a» e «bastarda». 
All’inizio la moglie aveva tentato di dissuadere il marito dal bere, riprendendolo e mettendolo in guardia da quei comportamenti.

Ma lui per tutta risposta la minacciava, la prendeva per i polsi e la strattonava. Così capitò il 9 ottobre 2020 verso le 9, quando la donna impaurita per le possibili reazioni del marito ubriaco fu costretta a chiedere aiuto chiamando il 113. L’arrivo degli agenti calmò le acque, ma solo per poche ore e nel pomeriggio l’inferno si ripeté: questa volta l’uomo lanciò una bottiglia di acqua verso la moglie, le tirò un pugno in fronte gridandole «Vai via, vai fuori, ti faccio a pezzi». Nuova chiamata al 113 che alle 19.40 di quello stesso giorno intervenne nell’appartamento della coppia per calmare l’uomo. 



IL TRASLOCO 

Quella stessa sera la donna terrorizzata venne trasferita in una struttura protetta. Ma l’incubo non era finito. Il marito continuò a tempestarla nei giorni successivi con telefonate e messaggi dello stesso tenore minatorio: «Povera te se non torni», il 22 ottobre, «Non sarai più viva», il 23, «Ti farò del male anche se andrò in prigione, meglio il carcere che stare qui da solo», l’11 novembre. Per rendere più credibili le minacce finse di conoscere il luogo in cui si trovava la moglie promettendole di andare a prelevarla. Il 26 ottobre le fece una videochiamata in cui minacciava di suicidarsi; ma gravi conseguenze personali potevano concretizzarsi, secondo il contenuto delle telefonate ricevute dalla vittima, se per caso un altro uomo fosse comparso nella loro vita.

FINTA QUIETE 

La bufera parve poi placarsi durante le festività natalizie, ma era solo una tregua armata: nel gennaio 2021 l’uomo si appostò nelle vicinanze della casa in cui nel frattempo la moglie si era trasferita con le figlie. In quelle circostanze suonò più volte il campanello, confermando che avrebbe rotto le finestre per entrare, ma che se lei fosse uscita le avrebbe fatto del male. Anche in queste occasioni la donna fu costretta a chiamare più volte le Forze dell’ordine per proteggere se stessa e le figlie. Ieri in aula è stato sentito anche il perito incaricato dal tribunale che ha confermato che l’abuso di alcol non avrebbe compromesso la capacità di intendere e di volere dell’imputato. 

LA CONDANNA 

Al termine del dibattimento la giudice Angela Feletto ha condannato il marito violento a 2 anni di carcere e al pagamento di 7mila euro come risarcimento alla moglie. 
 

Ultimo aggiornamento: 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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