Stalking e proiettili per avere Maicol: chiesti oltre 5 anni per i due imputati

Dalla persecuzione alla sparatoria il Pm intreccia i fatti e vuole la condanna dell'ex datore di lavoro e del presunto "pistolero"

Sabato 17 Settembre 2022 di Olivia Bonetti
Maicol Zanella

BORGO VALBELLUNA Richieste condanne per un totale di 5 anni e 4 mesi ieri per i due imputati del processo per i presunti atti persecutori a carico di Maicol Zanella, la ragazza originaria di Quero morta 6 anni fa per cause naturali nella casa di Lentiai, dove abitava. Ma oltre allo stalking, nel processo che sta per chiudersi, è stata data una ricostruzione anche di quello che accadde a Villa di Villa, nell'allora comune di Mel, nella notte del 29 dicembre 2014: un giallo che tenne con il fiato sospeso gli zumellesi per anni. Un ignoto pistolero esplose 3 colpi contro un'auto in sosta.

Secondo l'ipotesi accusatoria gli spari esplosi da un uomo assoldato appositamente per la missione sarebbero arrivati al culmine di quel delirio persecutorio dell'ex datore di lavoro della ragazza che avrebbe nutrito sentimenti ostili nei confronti del titolare del bar dove Maicol era impiegata.

IL PROCESSO

Alla sbarra ci sono il dentista per cui prima lavorava Maicol, ovvero Renato Carpene di Sedico (avvocato Monica Barzon) e il presunto pistolero, ovvero Claudio Pietrobon, di Castelfranco (Tv) (avvocato Erminio Mazzucco). Sono chiamati a rispondere a diverso titolo di 9 capi d'accusa per fatti dal novembre 2014 a gennaio 2016. Coimputati per l'esplosione dei 3 colpi di arma da fuoco le accuse sono minacce e danneggiamenti per entrambi, porto d'arma e falso per Pietrobon, stalking per Carpene. I famigliari di Maicol Zanella sono parte civile con l'avvocato Martino Fogliato e attendono giustizia ormai da anni. La vicenda giudiziaria iniziò infatti nel 2017, un anno dopo la morte improvvisa per cause naturali della ragazza, avvenuta il 26 gennaio 2016. Ma il procedimento non ebbe vita facile: passò per 4 giudici, la sospensione per la pandemia, diversi rinvii. Da due udienze, in aula c'è la presidente Antonella Coniglio e ieri era il momento delle conclusioni.

LA REQUISITORIA

Per tutto il processo invece il pm è stato sempre lo stesso: Sandra Rossi. Ieri in un'accorata requisitoria durata quasi un'ora ha ricostruito i fatti e cercato di mettere insieme tutti i tasselli della complicata vicenda. «È emerso chiaramente che Carpene - ha sottolineato il pm Sandra Rossi - aveva una ossessione per la Zanella: la riteneva evidentemente cosa sua, e che prima o poi si sarebbe dovuta innamorare di lui». Ed ha chiosato così: «La Zanella aveva capito tutto, anche in ordine alla sparatoria. Forse anche per questo aveva paura». Arrivando alla conclusione che sì «Carpene e Pietrobon sono colpevoli e vanno condannati». Ha chiesto 3 anni e 4 mesi di reclusione per il presunto pistolero e 2 anni di reclusione per il dentista Carpene.

GLI AVVOCATI

L'avvocato della parte civile, Martino Fogliato ha chiesto un risarcimento danni per i genitori che tutela di 20mila euro. Ma ha ricordato i misteri finanziari che si celano in questo giallo e allo stalking: una cambiale firmata da Carpene ritrovata nell'appartamento di Maicol di 150mila euro e il riconoscimento di debito per la liquidazione mai pagata alla sua dipendente di 35mila euro. Le difese invece hanno richiesto l'assoluzione: l'avvocato Mazzucco, per Pietrobon, sostenendo che non c'è prova che l'imputato fosse stato presente in provincia, la sera degli spari. L'avvocato Monica Barzon, chiedendo l'assoluzione, ha sottolineato anche il difetto di querela, presentata per fatti successivi a gran parte di quelli contestati nel processo. La sentenza verrà pronunciata il 20 ottobre. 

Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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