BELLUNO - Il pacco, proveniente dall’isola giapponese di Honshu, arriverà domani, con corriere. È stato appena sdoganato a Trieste. E Stefano David, titolare della macelleria “Gourmeats”, non sta nella pelle perchè sa già cosa contiene: la statuetta placcata in oro, con il profilo di un manzo, e il documento che ratifica di far parte di una élite gastronomica. Gourmeats, infatti, è una delle cinque macellerie d’Italia autorizzate alla vendita di carne Kobe. Unica per Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna.
IL MACELLAIO
«Sono felice come un bambino la notte di Natale», sono le parole di David che, prima del trasferimento in via Vittorio Veneto, insieme a papà Giancarlo, già trattava carne di manzo wagyu nell’A&O di Cavarzano. Dopo Napoli, Roma, Firenze, Milano anche a Belluno, quindi, si vende la carne certificata “Kobe beef original”. Sono solo cinque le “quote” che l’Ente nipponico di tutela del marchio offre all’Italia, sotto il controllo del Ministero dell’agricoltura e delle foreste di Tokio. E non è possibile l’acquisto online. A tagliarti la fettina della “Kobe original” può essere solo il macellaio selezionato dall’ente giapponese.
LA TRAFILA
«Ogni anno il governo dà delle quote di vendita.
Al Gourmeats di Belluno è proposta a 599 euro al chilo. In realtà va venduta a grammi: «Una fetta da un etto sazia come una bistecca normale da 250 grammi». Certo è che pare cibo per clienti capricciosi: «Si tratta di una esperienza culinaria unica, questa carne non va mangiata, ma assaporata, senza sale, aromi, condimenti. Basta scottarla su una piastra per 10-15 secondi per lato». La caratteristica delle fettine di carne Kobe è la marezzatura, quella che normalmente è definita marmorizzazione: «Non è altro che il grasso contenuto all’interno della fibra muscolare, un grasso ricco di Omega 3, Omega 6 e acido oelico. È questo grasso che si scioglie alla cottura a dare il sapore alla carne wayu-ka». Stefano David è ragioniere diplomato all’istituto “Calvi”: «Per gestire una macelleria occorre essere professionali, esperti di carni e anche cuochi. In ciò consiste la differenza tra una macelleria e il bancone di un supermercato». Non un caso che David abbia seguito corsi di anatomia veterinaria e imparato l’ arte della macellazione dal papà. In vetrina, non solo carne Kobe. Ammiccano le composizioni, come i fiori di pastin. Ci sono, addirittura, le Tre Cime di Lavaredo fatte con la carne. E la carne è per ogni palato e portafoglio: la chianina di Chiusi (Siena) e la Fassana piemontese, le costate da carne danese e finlandese. «Il nostro vero mestiere è lavorare le bovine bellunesi da due stalle che producono per noi, a Castion e a Santa Giustina».