Pastori infuriati: «I lupi sono troppi non riusciamo più a difenderci»

Lunedì 21 Dicembre 2020 di Federica Fant
Pastori infuriati: «I lupi sono troppi non riusciamo più a difenderci» (Foto di Marcel Langthim da Pixabay)
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BORGO VALBELLUNA - Nonostante le greggi siano in transumanza, tra gli allevatori, continua a destare preoccupazione la presenza del lupo.

Uno per tutti: Luigi Balzan, di Trichiana. I suoi capi, nella bella stagione, pascolano tra il passo San Boldo e Pian de le Femene. Ha letto con un certo stupore l'intervento di qualche giorno fa di Franco De Bon, consigliere delegato di Caccia e Pesca di Palazzo Piloni, e si dice fiducioso di un confronto diretto per discutere della questione, con pacatezza e dati alla mano. Ci sarebbero, secondo lui e molti altri colleghi del settore, troppi lupi nel bellunese. De Bon parla di 8 branchi accertati, per il momento. Ma, secondo Balzan, potrebbero essere di più. E a spaventare è il numero di ciascuno di questi gruppi. Si pensi che il branco tra Valdart, Limana e Trichiana potrebbe avere una dozzina di membri.


IL CENSIMENTO

«Nella zona in cui porto gli animali si contano una dozzina di lupi», esordisce Balzan preoccupato dall'espansione sconsiderata che sta avendo il lupo. De Bon spiegava che proprio in queste settimane è in corso un lavoro di censimento che interessa tutto il territorio nazionale. Attualmente, in provincia, si ipotizza che esistano 7-8 branchi. «Abbiamo fatto una prima ricognizione su Lamon e Zoldo spiega De Bon -, ma non è facile individuarne la traccia. Si proseguirà poi su tutto il territorio». L'allevatore di Trichiana, che fa parte del Comitato della Sinistra Piave (che esamina le problematicità causate dal lupo in quella zona), ma anche di Pastori d'Italia di Grosseto, la cui presidente è Mirella Pastorelli, fa presente che «in Italia si stimano 4mila lupi, mentre in Francia sono 400». 


LE PROTEZIONI

Sulle recinzioni elettriche Luigi Balzan fa notare che è stato «uno dei primi ad essersi dotato. Io lo faccio di professione, ma mi chiedo come può un hobbista permetterselo». L'allevatore ammette che alcuni colleghi non provvedono a recintare in modo adeguato «probabilmente per lassismo». «Ad ogni modo -dice -, al giorno d'oggi queste protezioni non bastano. Serve la presenza dell'uomo e sono necessari i cani da guardiania». A destare preoccupazione, inoltre, in una provincia votata al turismo sono anche i villeggianti che pensano di entrare nel gregge, incuranti dei cani. «Sarebbe opportuno fare delle campagne di sensibilizzazione - prosegue l'allevatore -, nonostante la presenza di cartelli i turisti vanno avanti e a volte vengono anche aggrediti. Poi chiamano i carabinieri forestali, che non possono fare molto, se il gregge è segnalato». C'è anche poi un'altra questione che solleva Balzan: più grande è il gregge e più cani servono. «Mi domando, poi, come mai gli allevatori sono esclusi dai monitoraggi - prosegue parlando poi di Spagna, Francia, Svezia e Germania -. Solo il Italia il ministro Sergio Costa non si fa mai trovare e non dà udienza ai Pastori d'Italia». 


IL PERICOLO

Quanto alle aggressioni all'uomo: «Non è vero che non ce ne sono - dice Balzan -. Il 18 settembre sul Tirreno si leggeva una notizia di un cercatore di funghi aggredito da un lupo, casi più gravi avvengono all'estero». E infine i danni da predazioni. Se si trova la carcassa si viene risarciti, ma se gli animali si disperdono, no. «Tra giugno e quest'autunno ho perso un'asina e molti capi per un totale di 1500 euro. Ma io lo faccio di mestiere. Conosco hobbisti che, con le predazioni, hanno perso l'80% di animali predati a pochi passi dal paese. E i cinghiali? È l'ultimo degli animali che il lupo va a cacciare. Il cinghiale vive in branchi molto numerosi ed è difficile da predare».

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