Uncem contro il Ministero: "Vanno protetti gli allevatori, non i lupi"

Mercoledì 19 Agosto 2020 di Federica Fant
La presenza del lupo è ormai una realtà con la quale gli allevatori devono fare i conti
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BELLUNO - Il Piano del monitoraggio del lupo suscita reazioni tra i sindaci. Il presidente dell’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani (Uncem) non fa giri di parole: «Ma non avevamo già tutti i numeri? Investiamo le risorse per proteggere margari e allevatori». 
RISORSE BUTTATE
Marco Bussone, presidente dell’Uncem, inquadra così la questione: «Apprendo dal Ministero dell’Ambiente che a ottobre ripartirà il Piano di monitoraggio del lupo. Fino a marzo, con 4mila operatori, in tutt’Italia». Bussone cita l’Ispra, che rappresenta l’ente di riferimento per la gestione faunistica che ha fatto notare come «per rispondere a questa sfida ambiziosa abbiamo creato un gruppo di lavoro specializzato, che coinvolge zoologi e genetisti, e attivato una collaborazione con Federparchi Europarc Italia e con il progetto Life WolfAlps-Eu». 
ALLEVATORI SOLI
L’Unione nazionale dei comuni ed enti montani non ci sta: «Sono fortemente perplesso e preoccupato – chiosa Marco Bussone -. Continuiamo a spendere soldi mentre gli allevatori, i malgari, quanti operano nei settori agricolo e zootecnico sulle Alpi e sugli Appennini continuano ad avere fortissimi problemi di convivenza con il lupo. Monitoriamo piuttosto come stanno andando le imprese agricole. Che continuano a diminuire e con una superficie agricola utilizzata che viene mangiata dal bosco. Se per una volta il Ministero dell’Ambiente e Ispra ci ascoltassero, al Piano di Monitoraggio del lupo uniremmo un Piano di tutela dei margari e degli allevatori. Sempre meno e sempre più soli».
Converge il sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa, che definisce incompatibile con la montagna la presenza del lupo: «Altri soldi per il Piano di monitoraggio del lupo? Significa che non abbiamo capito assolutamente nulla di cosa sta succedendo sulle nostre aree rurali e, ancor peggio, che non si vuole affrontare responsabilmente il futuro delle nostre zone di montagna. Questo atteggiamento perseverante del Ministero di non voler affrontare il tema dei danni irreversibile che l’incompatibile presenza del lupo sta causando grandi danni al territorio».
SERVE PREVENZIONE
Il delegato provinciale Franco De Bon (sindaco di San Vito di Cadore) ricorda come la Palazzo Piloni non abbia le competenze in materia di grandi carnivori, «ma come siamo sensibili in materia di cervidi, dobbiamo esserlo anche per i grandi carnivori. Noi siamo disponibili – secondo le nostre possibilità di polizia provinciale, ancora inquadrata nell’organigramma come struttura di supporto per la gestione - di metterci a disposizione per la prevenzione e il monitoraggio. Senza il censimento dei numero di branchi nessun piano di gestione può essere messo in campo, quindi il monitoraggio è un’azione importante, sulla base della quale possono esere fatti altre azioni». 
CONTROLLORI DEGLI UNGULATI
Anche Cristiano Fant (del movimento antispecista Siamo Tutti animali) ritiene che un monitoraggio sia utile, soprattutto perchè l’ultimo «risale a due anni fa e considerata l’evoluzione e la capacità della specie di riprodursi è un atto di buon senso». Fant aggiunge: «Sarebbe importante ritrovare un giusto equilibrio con le specie che ritornano a vivere nei nostri boschi. Lasciandoli fare saprebbero gestire gli ungulati, cosa che i cacciatori non sono riusciti a fare negli ultimi anni. Oltretutto ci sono vantaggi anche a livello turistico, ad avere grandi predatori, basterebbe copiare come fanno altrove. Certo non bisogna lasciare soli allevatori e hobbisti, che vanno accompagnati a tenere in sicurezza i propri animali. Un categoria, tra le poche, che può godere di fondi per acquistare recinzioni e cani da guardiania».
 
Ultimo aggiornamento: 08:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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