Alessandro Padovani, il regista che fa vincere un premio cinematografico alla sua ex scuola

Martedì 22 Settembre 2020 di Alessandro De Bon
Il regista Alessandro Padovani ritira il premio per "Movida"
Racconta le Dolomiti e ha conquistato un’isola. Che poi, sotto sotto, così diverse non sono. Il docufilm “Movida” di Alessandro Padovani ha vinto il Premio Tasca d’Oro al Salina Doc Festival. Realizzato nell’ambito del Piano nazionale cinema per la scuola 2018-2019 di Miur e Mibac dal Laboratorio dedicato all’interno del liceo Dal Piaz di Feltre, dove verrà proiettato sabato 3 ottobre il film che racconta l’adolescenza di (una) provincia ha conquistato il festival delle Eolie portando di nuovo Padovani al centro delle cronache culturali. «Questa proprio non ce l’aspettavamo - commenta lui, scrittore, sceneggiatore e regista feltrino di 27 anni, ex liceale proprio al Dal Piaz - eravamo già felici di poterlo presentare e proiettare, è un film piccolo, con un piccolo budget. Eravamo un po’ il Cagliari del concorso, ma alla fin fine abbiamo fatto la Juve! Siamo davvero felici che sia piaciuto perché il taglio del racconto non è scontato, “classico”. Volevamo raccontare il bellunese fuor di nostalgia e del “come una volta”. Volevamo raccontare un’adolescenza di provincia, non come di consueto quella di periferia, che è pur sempre metropolitana, ma poi c’è quella di provincia, dei monti. I nostri».
È sull’adolescenza che bisogna puntare per poi non vedersi svuotare zone come il Bellunese?
«Non credo che si debba trattenere i ragazzi, bensì farli tornare. Tutti dovrebbero avere la possibilità di andare via, di vedere, scoprire, capire. Poi però bisognerebbe sapergli offrire stimoli e opportunità per ritornare. Abbiamo una ricchezza culturale che non è affatto inferiore a quella dei grandi centri, anzi. Salina, un’isoletta delle Eolie, ha saputo cogliere spunti, occasioni e energie per creare un Festival, rendendo quel posto un approdo felice, di scambio e di interesse. Anche le Dolomiti alla fin fine sono un’isola».
Perché “Movida”?
«Perché è quel che si cerca partendo, andandosene, quel qualcosa che qui non c’è ma “sicuramente da qualche parte c’è”. Lo spunto ce lo ha dato una giostra nel bel mezzo del nulla, nel cuore della notte, al buio pesto, a San Vittore. Si chiamava Movida. Ora mi piacerebbe che i giovani di altre province potessero vedere il film, e capire se si riconoscono. In quelle emozioni, in quella noia, nelle amicizie perse. In quella ricerca».
Alessandro sta ancora cercando? O ha trovato la sua strada?
«Se devo dirti cosa faccio ti dico “lo sceneggiatore”. Mi piace molto vedere come i registi fanno proprio un mio scritto, mentre non riuscirei a fare il contrario. Quando curo la regia è perché ho un’urgenza, qualcosa di intimamente mio da raccontare, condividere».
Il prossimo progetto?
«Ho scritto per la casa di produzione Evi una serie sul rapporto tra uomo e natura, uomo e animale, uomo e territorio. Si chiama Animalia ed è ambientata sulle Dolomiti. Il concept per la prima stagione è pronto, stiamo lavorando allo sviluppo e parallelamente cercando un broadcaster, per poi girare».
Insomma, tu sei tornato.
«Mi muovo tanto per lavoro, da Roma a Padova, dove si gira... Ma la mia base è qui, sì, in una provincia che è ricchezza creativa pura. E perché è qui che alla fine mi annuso e riconosco».
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