Italiana scomparsa in India, la polizia chiede informazioni di Katia dopo 7 anni Foto

Mercoledì 18 Dicembre 2019
Italiana scomparsa in India, la polizia chiede informazioni di Katia Mores dopo 7 anni
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ARSIÈ (BELLUNO) - A distanza di quasi 7 anni la polizia indiana sta ancora cercando di capire se Katia Mores sia rientrata o meno in Italia, su quel volo di ritorno prenotato per aprile 2013. Insomma è ancora all’inizio dell’indagine. La donna, originaria di Arsié (Belluno) e residente a Padova, che oggi avrebbe 57 anni, sparì in India nel febbraio del 2013. Per lungo tempo nessuno l’ha mai cercata. Katia sparì nel nulla, nell’indifferenza totale delle autorità italiane e indiane.

«I seguaci di Sai Baba scrivevano sui social: Katia è morta»
Donna scomparsa, il guru e l'India. ​Le amiche si riuniscono per cercare Katia Mores


Poco più di un mese fa la polizia indiana ha avviato finalmente le indagini. Ma gli agenti di Puttaparthi, il villaggio del guru Sai Baba dove Katia avrebbe alloggiato prima di volatilizzarsi, sono ancora all’inizio degli accertamenti e sembrano brancolare nel buio. Proprio ieri hanno contattato telefonicamente il legale che assiste la famiglia di Katia, l’avvocato Roberta Resenterra, per avere delle informazioni. Il legale è stato sentito a sommarie informazioni, tramite la chiamata. Insomma l’indagine è tutt’altro che chiusa, ma, molto probabilmente, visto come si stanno muovendo i poliziotti indiani, non porterà a grandi colpi di scena.
 
L’INCHIESTA
Katia Mores, unica figlia di papà Giacomo e mamma Gina Burani di Arsiè, viveva a Padova nell’appartamento di via Bramante 2/A. Lavorava come commessa nel negozio “La Pantera” di via Zabarella. Aveva una passione per il santone indiano Sai Baba e il 26 febbraio del 2013 si imbarcò su un volo di linea Emirates da Venezia Tessera e sbarcò a Bangalore (India). «Resterò in India due mesi» disse, ma dal 27 febbraio 2013, non si hanno più notizie di lei. Non si è mai imbarcata sul volo di ritorno, regolarmente prenotato e pagato per aprile 2013. E proprio questo volevano sapere i poliziotti indiani, che hanno chiamato ieri dall’avvocato Resenterra. Il legale ha spiegato che no, Katia non è mai tornata. D’altronde tutto è riassunto in modo dettagliato nella denuncia all’Interpol, presentata dai famigliari della ragazza nel novembre del 2016. Una denuncia sulla base della quale, dopo 3 anni, è partita l’inchiesta degli indiani. È stato sentito prima Djkumar Singh, l’investigatore che venne incaricato dalla famiglia per le indagini. Ieri l’avvocato Resenterra. 

IL CORTOCIRCUITO
Qualcosa sicuramente deve essere andato storto nelle comunicazioni tra autorità italiane e indiane. Non solo le ricerche in India sono iniziate solo dopo 3 anni dalla denuncia all’Interpol, ma gli agenti che cercano Katia non hanno nemmeno una copia del suo documento. Lo hanno chiesto ieri all’avvocato Resenterra: vogliono copia della carta di identità o del passaporto, documenti che tra l’altro Katia aveva portato con sé. Non conoscono nemmeno il contenuto della denuncia. Eppure bastava leggere, tradurre.

IL GIALLO
Insomma sembra quasi un giallo nel giallo il modo con cui è stata gestita tutta questa vicenda.

Considerata inizialmente una scomparsa volontaria quella di Katia, non ci furono indagini nei primi mesi, nei primi anni. Nonostante una turista che alloggiava proprio nel residence di Katia fosse stata assassinata in quel periodo. Poi l’inchiesta della Procura italiana che viene archiviata e quella degli indiani che si apre. Tutto fa pensare che la scomparsa di Katia resterà per sempre un mistero.

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