«Io, imprenditrice ucraina isolata dagli affari in Russia e dagli affetti in patria»

Sabato 26 Febbraio 2022
Inna Maslovska
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CANALE D’AGORDO - Il dramma della guerra in Ucraina si sente e si respira anche tra le vallate Agordine dove risiedono molte persone di quella terra un tempo parte della grande Unione sovietica. Storie di persone che nonostante si siano ormai integrate e rivestono un ruolo ben definito nella società bellunese e italiana continuano a coltivare quotidianamente i rapporti con i loro affetti lasciati in Ucraina in quanto la concezione di famiglia unita è ancora molto radicata in quella società. 
All’incredulità e allo sgomento per quanto sta accadendo, si associa anche la preoccupazione per le sorti dei propri cari.
Inna Maslovska è nata nella città di Chernihiv, 37 anni fa. fa. Da quindici anni ormai vive definitivamente in Italia e attualmente a Canale dove ha sposato un italiano ed è mamma di due splendide bambine Elisa e Sofia. 
 

Perché Inna è in Italia?
«Semplicemente perché qui avevo mia mamma che lavorava e quindi sono venuta per stare vicino a lei. E ovviamente ho cercato anche di potermi trovare un lavoro da subito sfruttando le conoscenze che avevo, ovvero parlo bene la lingua russa. Così ho trovato lavoro presso delle ditte italiane che fabbricavano mobili ed esportavano in Russia e così ho imparato questo lavoro». 
 

Un lavoro che ora gestisce autonomamente, vero?
«Si a due anni ho intrapreso questa attività di coordinamento logistico. Prima con partita Iva e poi da poco facendo una società a responsabilità limitata». 
Con chi tratta questi rapporti di affari? 
«Direi quasi tutti i miei clienti sono russi; penso di avere circa duemila contatti. Ma ora mi trovo veramente in affanno e sono molto preoccupata per il mio lavoro anche perché ho dei crediti in ballo che non so come e se mai potrò essere pagata. Direi un confitto di interessi spaventoso che si è creato in poche ore». 
 

Ma il pensiero primario è rivolto in queste ore verso i suoi parenti?
«Certo che sì. Il mio pensiero è rivolto ai miei cugini che hanno anche bambini piccoli, a mia nonna Nina ai miei zii che vivono oggi una situazione spaventosa. Mia nonna ha 78 anni ed vive in un villaggio da sola ha il covid dovrebbe essere curata e assistita ma nessuno può andare a trovarla. Tutti i miei parenti sono scappati dalla città di Chernihivo, che dista 150 chilometri dalla capitale Kiev, e si sono rifugiati nei villaggi ma nemmeno lì sono al sicuro in quanto questa città vicino al confine con la Bielorussia è stata una delle prime colpite dal fuoco russo e una delle prime occupate dalle truppe di Putin. Per arrestare o rallentare la marcia dei soldati russi sono stati fatti saltare tutti i ponti dalle truppe Ucraine ma questo vuol dire solo posticipare di qualche ora l’invasione». 
 

Lei è in contatto con i parenti?
«Si sono in continuo contatto ormai dall’inizio delle ostilità, mi mandano i messaggi dai rifugi dove sono ricoverati, mi fanno sentire in diretta lo scoppio delle bombe. Avevo pensato anche di poterli fare venire in Italia, avendo disponibile un appartamento a Treviso. Ma purtroppo ora non è più possibile troppo pericoloso fare spostamenti lunghi e poi gli uomini e i giovani non possono più lasciare l’Ucraina». 
 

E i contatti con i clienti russi?
«Sì, li ho. Ne ho sentiti tantissimi e mi dicono che non capiscono questo attacco verso gli ucraini che considerano fratelli. Molti mi chiedono scusa di quello che succede e quando gli racconto o gli mando i video degli ospedali e obbiettivi civili colpiti cadono dalle nuvole in quanto la televisione russa trasmette solo notizie che vengono colpiti obbiettivi militari. Così dico loro che se vogliono avere un’idea chiara di quello che sta succedendo in Ucraina spengano la televisione russa che è una televisione di regime e si colleghino con le televisioni e siti degli altri paesi».
 

Cosa la preoccupa di più di questa crisi?
«Ovviamente le sorti del mio popolo e della mia terra, mia nonna Nina mi ha detto che lei è nata in piena seconda guerra mondiale e mai avrebbe immaginato di assistere ad un’altra guerra sul suolo ucraino. Ma forse la cosa che mi fa terrore ancora di più e che forse molti hanno sottovalutato in questa crisi è che Puntin una delle prime cose che è andato a prendersi in Ucraina è stata la centrale atomica di Chernobyl».
 

Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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