Travolto e ucciso da un albero a 59 anni, il titolare del lavoro a processo per omicidio colposo

La tragedia dieci mesi fa, a perdere la vita Paolo Marcon. Ora Federico Dalla Santa è stato rinviato a giudizio

Mercoledì 1 Febbraio 2023
La vittima Paolo Marcon

GOSALDO - Travolto e ucciso dai tronchi a Gosaldo: rinviato a giudizio il datore di lavoro. A distanza di quasi 10 mesi dalla tragedia nei boschi di Gosaldo, in cui perse la vita Paolo Marcon, il giudice Elisabetta Scolozzi ha rinviato a giudizio il datore di lavoro Federico Dalla Santa, 57enne del Primiero chiamato a rispondere di omicidio colposo nei confronti del suo dipendente.

LA TRAGEDIA
Marcon, 59enne di Gosaldo, era ai suoi primi giorni di lavoro, peraltro senza regolare contratto.

Fare il boscaiolo era una delle sue più grandi passioni e, purtroppo, è stata anche la sua condanna a morte. L'incidente nei boschi bellunesi infatti, avvenuto il 7 aprile 2022, non gli lasciò scampo. Nel frattempo, la famiglia di Marcon si è affidata a Giesse Risarcimento Danni, e ieri si è costituita parte civile con l'avvocato fiduciario Pastre. La tragedia si consumò in località Tre Ponti, nel comune di Gosaldo, all'interno del cantiere boschivo di una ditta del Primiero. Durante le operazioni di esbosco del legname verso monte tramite teleferica Greifenberg, uno dei tronchi trasportati si incastrò su una ceppaia, bloccandosi e mettendo in tensione la fune traente e, al tempo stesso, inarcando quella portante. L'effetto fu quello di una fionda: due tronchi vennero scagliati a sinistra della teleferica colpendo alla testa e alla schiena Paolo Marcon. Per lui non ci fu nulla da fare.

LE IPOTESI
Al datore di lavoro vengono contestati due articoli del decreto legislativo 81 del 2008 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro: il primo (numero 37) riguarda il non aver provveduto a dare una formazione sufficiente e adeguata al lavoratore in materia di sicurezza, con riferimento ai rischi connessi alle mansioni di boscaiolo svolte. Il secondo articolo (numero 18), invece, per non aver richiesto ai singoli lavoratori l'osservanza delle procedure aziendali in materia di sicurezza. Quelle, ad esempio, che riguardano il recupero del legname tramite teleferica. Prima del comando di tiro, secondo le procedure standard, ci si dovrebbe accertare che tutti gli addetti si siano allontanati dalla zona di pericolo, raggiungendo una posizione di sicurezza. Cosa che non sarebbe accaduta. «Ci sono ancora troppi infortuni sul luogo di lavoro, soprattutto nei boschi, ed è necessario mantenere alta l'attenzione spiega Alain Menel, responsabile della sede di Giesse Risarcimento Danni a Belluno Episodi come questi, a causa della loro tragicità e della sofferenza che lasciano nei familiari delle vittime, devono smuovere le coscienze, aumentando la sensibilità sulle morti bianche e facendo in modo che questa strage silenziosa nei luoghi di lavoro abbia fine. Giesse accoglie con soddisfazione la decisione del giudice e attendiamo gli sviluppi del processo in aula». Il giudice ha rinviato all'udienza del 23 ottobre davanti al giudice Federico Montalto.

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