La casa di riposo Sersa cerca infermieri: vitto e alloggio per chi viene da fuori provincia

Martedì 16 Febbraio 2021 di Davide Piol
La casa di riposo Sersa cerca infermieri: vitto e alloggio per chi viene da fuori provincia

«Se non troveremo altri infermieri, dovremo mandare a casa 25 ospiti». Anche la residenza per anziani più grande della provincia, la Gaggia Lante-Sersa di Belluno, si trova alle strette. Nove infermieri su 17 lasceranno la struttura nelle prossime settimane per entrare nel pubblico. Due se ne sono già andati e gli altri li seguiranno presto. Poi cosa accadrà? La Gaggia Lante può ospitare al massimo 155 anziani. Ora ce ne sono 120 ma a breve diventeranno 125. «Con 8 infermieri (cioè quelli che rimarranno, ndr) riusciremo a coprire 100 posti letto» spiega il direttore Paolo Piazza. E gli altri 25? «Rischiano di rimanere scoperti». 
L’APPELLO
Per questo motivo la casa di riposo di Cavarzano ha lanciato un appello a livello nazionale: «Sei un infermiere? – si legge nel post rimbalzato ieri su Facebook – Sersa cerca personale con laurea in infermieristica per assunzione a tempo indeterminato». L’obiezione più scontata potrebbe essere questa: perché un infermiere che vive al sud dovrebbe salire fino a Belluno per un posto in casa di riposo? E con un appartamento da pagare? Attenzione: «Offriamo vitto e alloggio a chi viene da fuori provincia». La proposta si fa già più interessante. «Per ora riusciamo ad andare avanti – continua Piazza – ma la situazione è davvero drammatica. Dobbiamo riuscire a coprire il turno infermieristico. Quando andrà via il quinto infermiere, se non troveremo alternative, dovremo bloccare gli accessi e tagliare i posti letto». E i famosi oss specializzati di cui si parla tanto? «Non servono. A Bolzano hanno fatto una legge che permette agli oss di somministrare le terapie agli ospiti». 
LA TECNOLOGIA
Rimane la possibilità di affidarsi alle macchine. La Gaggia Lante, in effetti, sta valutando l’acquisto di un armadio farmaceutico automatizzato in grado di conservare i farmaci e di preparare le terapie agli ospiti ogni giorno. Agli infermieri che se ne vanno, si aggiungono gli oss che potrebbero essere sospesi perché contrari al vaccino. «Ne avevamo 14, sono scesi a 7» specifica Piazza. Dopo telefonate, incontri e rassicurazioni, la risposta al vaccino anti-covid è rimasta la stessa: «No». Perciò la struttura invierà un’ultima lettera. Un invito a cambiare idea e a vaccinarsi. Altrimenti «o li sospendiamo o li mettiamo in turno con dpi di alto livello, quindi tute protettive, ma hanno un costo molto elevato». Insomma, 7 oss rischiano di esser lasciati a casa dal medico competente che, come già accaduto in rsa ad Agordo, potrebbe dichiararne la “non idoneità alla mansione”. 
LE ALTRE RSA
A Lamon, per ora, si tira un sospiro di sollievo.

Alla Casa Charitas andranno via 6 infermieri su 9 ma la situazione di allerta sembra rientrata. «Cercando negli ospedali e sul territorio abbiamo trovato professionisti da inserire in struttura per coprire gli infermieri che se ne andranno» racconta il direttore Gianpaolo Sommariva. Cosa accadrà, però, in futuro? «Il servizio lo garantiamo oggi. La situazione è accettabile anche se licenziamenti e assunzioni comportano difficoltà non indifferenti». Per quanto riguarda la questione “no-vax” ci sono 10 oss che hanno puntato i piedi, ma la struttura preferisce continuare l’attività di informazione: «La campagna vaccinale è ancora in corso e sono in tempo a dare la loro disponibilità. Poi bisogna vedere la motivazione. Non tutti sono no-vax». Il limite sarà a marzo. Se continueranno a opporsi al vaccino «invieremo le lettere». La situazione cambia se ci si sposta a Ponte nelle Alpi dove 4 infermieri su 7 lasceranno la casa di riposo. «Il primo è andato via oggi – fa sapere Daniele Galantin, presidente della fondazione Casa del Sole che gestisce la rsa – Ci stiamo muovendo ma non è facile. Inoltre, ci preoccupa l’altro concorso pubblico che partirà a breve». Entro marzo, in teoria, e sarà rivolto ad altri 40 infermieri. «Qualcuno avrà pur pensato a come risolvere questa situazione…» riflette Galantin. L’appello disperato delle case di riposo, lanciato tempo fa alla Regione, è caduto nell’oblio. «È un problema sociale che cade anche sulle famiglie costrette a tenere a casa i loro anziani con tutte le conseguenze che ne derivano». Da Ponte nelle Alpi una notizia positiva: è la prima struttura ad essere coperta dal covid al 100%: «Tutti gli ospiti e tutti i dipendenti si sono vaccinati. Il buon senso ha prevalso, sono soddisfatto. Hanno capito che la più grande arma contro il virus è il vaccino. Non perfetta magari, ma abbiamo solo questa». 

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