Infermieri no-vax, tolleranza zero, l’Ordine: «Conosciamo alcuni casi»

Giovedì 31 Dicembre 2020 di Davide Piol
La consigliera dell'ordine degli infermieri Paola Pauletti invita tutti a vaccinarsi
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BELLUNO «Se è solo scetticismo siamo disponibili a un confronto. Altrimenti si apre l’ambito disciplinare». È inequivocabile l’aut-aut che Luigi Pais Dei Mori, presidente dell’Ordine degli infermieri di Belluno, ha rivolto ai suoi associati. Proprio ieri infatti, nel pieno della campagna vaccinale anti-Covid, sono giunte voci riguardo a infermieri “no vax”. «Premetto che non pensavo ci fossero anche qui – ha ammesso il presidente –. Mi sono confrontato con gli altri Ordini del Veneto, con i sindacati, ed è emerso che gli scettici potrebbero essere molti di più di quelli che pensavamo. Così ho chiamato alcune rsa ed effettivamente c’è un po’ di resistenza al vaccino da parte del personale».
IL MONITORAGGIO
Quanti sono gli infermieri negazionisti? Difficile dirlo. L’Ordine sta monitorando la situazione e controllando i Social. Il problema, al di là dei numeri, è che si tratta di infermieri che lavorano nelle case di riposo. Nel luogo, cioè, dove si trovano le persone più fragili che dovrebbero essere tutelate maggiormente. Non è un segreto che la maggior parte delle vittime covid fossero ospiti delle rsa. «È incredibile – ha commentato Pais De Mori –. Proprio loro che hanno toccato con mano uno degli aspetti più tragici dell’epidemia. Non capisco quali possano essere le motivazioni. Forse disinformazione, ma ci siamo già attivati». Ipotizziamo che l’infermiere scettico rimanga fermo sulle sue idee. Cosa accadrebbe? Dal punto di vista lavorativo potrebbe essere licenziato. Mentre in ambito professionale andrebbe incontro a un procedimento disciplinare perché «se so di essere potenzialmente pericoloso, al tempo stesso ho la soluzione e non la adopero, sono sanzionabile perché metto in pericolo la salute pubblica». Su questo il Codice deontologico è chiaro: «Non è possibile che un infermiere non sia aggiornato o non voglia aggiornarsi su alcune tematiche. L’Ordine è a piena disposizione nell’ottica però di un confronto che si basi su studi scientifici. Il dubbio ci può stare, il rifiuto totale al vaccino no. Significa che hanno sbagliato mestiere».
L’ESEMPIO
Accanto ai pochi infermieri scettici, ci sono invece tanti che non vedono l’ora di vaccinarsi, come due consiglieri dell’ordine che hanno dato il buon esempio. È il caso di Paola Pauletti, infermiera nel reparto di Medicina a Feltre, che ieri pomeriggio ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer: «Ero molto emozionata. Ci credo molto. Basta avere un minimo di senso civico per decidere di farlo. Non possiamo permetterci di passare un altro anno come questo. Il vaccino è l’unica soluzione per dare un taglio a questa epidemia». Tra 21 giorni la seconda dose. Poi occorrerà aspettare ancora una settimana per l’immunità. «È stato un anno devastante – ha raccontato l’infermiera di Feltre – In questi 10 mesi non avevo tanto la paura di prenderlo, quanto il terrore di portarlo a pazienti e familiari. A casa sono felici che io l’abbia fatto. I figli mi hanno già chiesto: “E noi quando?”». Tra gli infermieri vaccinati ieri pomeriggio c’era anche Matteo Marin che lavora al Pronto Soccorso di Belluno: «È una luce in fondo al tunnel dopo un anno durissimo. Noi stiamo lavorando ancora a pieno regime». Il vaccino non costituisce solo la speranza di uscire dall’epidemia. Ma anche di recuperare un’umanità che questi ultimi mesi hanno spento o affievolito. «I rapporti con i familiari si erano un po’ raffreddati – ha confidato Marin – Non vedo l’ora di raggiungere l’immunità per tornare ad essere affettuoso con i miei genitori e la mia bambina». Quanto ai colleghi “no vax”: «Credo che un professionista sanitario non debba aver paura o dubbi sul vaccino. La tecnica usata esiste da tanti anni ed è sicura. È la nostra unica arma per sconfiggere il virus». 
 

Ultimo aggiornamento: 2 Gennaio, 11:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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