Invase la corsia opposta e causò il volo mortale del camionista veneziano, se la cava con 6 mesi

Venerdì 9 Luglio 2021 di Davide Piol
Il camionista morì dopo l'invasione dell'automobilista: 6 mesi per un omicidio stradale
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BELLUNO - Si era scontrato con un camion della Bartolini davanti al Centro commerciale Veneggia. Il mezzo pesante aveva sterzato verso destra ed era finito giù dal ponte schiacciando fatalmente l’autista Ivano Bonaldo, 61enne di Tessera (provincia di Venezia). Per quel fatto, accaduto il 19 ottobre 2018, il 46enne di Longarone, Massimo De Nardi al termine del giudizio abbreviato che si è tenuto in Tribunale a Belluno, ieri è stato condannato a 6 mesi di reclusione, pena sospesa. Tra 60 giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza ma è probabile che la linea difensiva (avvocato Vanni Sancandi), basata sulla mancanza dell’elemento soggettivo, abbia giocato un ruolo fondamentale. Sembrava, infatti, che gli elementi raccolti dalla Procura avessero delineato una dinamica dell’incidente abbastanza chiara: l’imputato era in stato di alterazione psico-fisica, aveva invaso la corsia opposta e poi provocato la morte del camionista. Tant’è che il pubblico ministero aveva chiesto 3 anni e mezzo di reclusione per omicidio stradale. 

I FATTI
L’incidente era avvenuto verso le 12.30 del 19 ottobre di 3 anni fa. Il corriere della Bartolini si trovava sulla statale 50, procedeva verso il centro di Belluno e proseguiva a una velocità di 40 chilometri all’ora (il limite è di 50). All’altezza del ponte, che si trova davanti al centro commerciale Veneggia, una Volkswagen station wagon Golf, condotta da Massimo De Nardi, aveva invaso la corsia opposta urtando il camion sul lato anteriore sinistro. L’autista della Bartolini aveva sterzato verso destra ma il muretto messo a protezione della strada non era riuscito a bloccare la corsa del camion che era precipitato nel vuoto. Un volo di 30 metri, alla fine del quale Ivano Bonaldo era morto schiacciato dal proprio mezzo. Dagli accertamenti svolti dal laboratorio regionale antidoping di Padova, era emerso che l’automobilista si trovava in stato di alterazione psico-fisica. Le analisi avevano evidenziato una positività alle Benzodiazepine: «Al momento del prelievo, (l’imputato, ndr) era sotto l’effetto della sostanza stupefacente Lormetazepam». Ossia di un potente sonnifero. Secondo i carabinieri, inoltre, De Nardi stava usando il telefonino al momento dell’incidente. Confermerebbe questa tesi un messaggio inviato in data 19.10.2018 alle ore 12.33, anche se la difesa ha sostenuto che era stato spedito dall’imputato nei minuti successivi allo schianto. 

LA DIFESA
Durante la discussione del rito abbreviato l’avvocato Sancandi ha richiamato l’attenzione del giudice su due punti. Intanto, il motivo dello scontro. Massimo De Nardi, secondo la difesa, aveva avuto un malore ed era svenuto. Un fatto, questo, che permetterebbe di eliminare l’elemento soggettivo del reato, cioè la coscienza e la volontà dell’azione. Inoltre, l’incidente era avvenuto a una velocità molto ridotta e il camionista era morto a seguito della caduta dal ponte, quindi schiacciato dal mezzo che stava guidando. Quanto alla sostanza stupefacente, aveva detto l’avvocato, «devono essere manifesti i sintomi, ma sia i carabinieri sia il medico intervenuti quel giorno dissero che De Nardi stava bene». Ieri, il giudice ha condannato l’imputato a 6 mesi di carcere. 

IL PUNTO NERO
A seguito dell’incidente era scoppiata una polemica riguardo al muretto che costeggia il ponte e che non era riuscito a trattenere il camion.

Diverse interrogazioni comunali, ancora prima di quella tragedia, avevano chiesto al Comune di intervenire e mettere in sicurezza l’area. In quel punto c’è un progetto comunale di 600mila euro (270mila saranno messi dalla Regione, 330 da Palazzo Rosso) i cui lavori dovrebbero partire a settembre. Attualmente ci sono delle barriere sistemate, subito dopo lo schianto.

Ultimo aggiornamento: 08:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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