LONGARONE - «Me la sentivo. Odio le moto, non le posso vedere. Quando mi è arrivato il messaggio che mi diceva che Nicola era morto mi è sembrato di essere dentro a quell'incubo che mi tormentava da tempo». Papà Emidio, con voce salda e il cuore in pezzi, racconta la genesi di un dramma che ha cambiato il corso di una vita fino a poche ore fa serena. Emidio Valmassoni, di professione autista, con un'attività di noleggio con conducente, conosce bene le dinamiche della strada.
«Mi ha avvisato l'altro mio figlio con un messaggio vocale»
«Verso le 7.15 - racconta - mi è arrivato un vocale di mio figlio Samuele, mi sono detto che era strano che mandasse un vocale, di solito non lo fa mai. Mi diceva che Nicola era morto. Evidentemente non ha avuto il coraggio di faro a voce. A avvisare Samuele era stato un suo collega autista che, passando per il luogo dell'incidente, aveva visto Nicola a terra. Questa è stata l'unica telefonata che ho ricevuto. Pensavo che qualcuno mi avvisasse. Invece, alle 8, dopo aver atteso una chiamata, ho deciso di attivarmi con il 113 e ho chiesto informazioni su quanto accaduto. Mi hanno detto che era andato contro un guard rail e poi di andare a prendere lo zainetto, ma non me la sono sentita». Anche per la famiglia, attualmente, resta sconosciuta l'esatta dinamica dell'incidente.
«So quanti pericoli si incontrino sulla strada»
«Non abbiamo ancora idea di cosa sia realmente accaduto - spiega -. Non voglio dare le colpe ad alcuno. So quanti pericoli si incontrino sulla strada, me lo ha insegnato il mio mestiere. Posso solo dire che Nicola non era uno spericolato, e con questo non voglio giustificarlo e accusare qualcun altro. Posso solo dire che era un figlio che non ci ha mai dato pensieri. Non fumava, non beveva, non andava in discoteca, rientrava sempre a casa presto la sera, credo che raramente abbia superato la mezzanotte. Ed è questo che mi fa rabbia, perché vedo in giro tanta gente spericolata alla quale invece non succede niente. Per carità, è possibile anche che abbia avuto un momento di matto, ma di certo posso comunque definirlo una persona responsabile, mai spavaldo in sella alla sua moto che usava ogni tanto per farsi un giretto».
Il pensiero del sindaco
Il sindaco Roberto Padrin ha voluto subito porgere il proprio cordoglio e della comunità alla famiglia. «Questo purtroppo è il secondo incidente motociclistico in pochi giorni - afferma il primo cittadino -. La morte di questi giovani è sempre un dramma. Noi come Comune, quest'anno, abbiamo ospitato anche il motoraduno, e in quest'occasione ho voluto affrontare anche il tema della velocità soprattutto sulla 251 che sale al Vajont. E' noto come questa direttrice venga spesso usata per le corse. Su questo c'è stato l'impegno, dopo un incontro con il prefetto, di intensificare i controlli, in primo luogo per la sicurezza ma anche per rispetto di un luogo sacro come il Vajont. Chiaro che per il caso di Nicola Valmassoni siamo di fronte ad una situazione diversa. Ma resta la necessità di riflettere sulla sicurezza».
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