Inchiesta Nft, anche risparmiatori bellunesi truffati con le criptovalute

Martedì 14 Febbraio 2023 di Lauredana Marsiglia
Inchiesta Nft, anche risparmiatori bellunesi truffati con le criptovalute

BELLUNO - Buone notizie per le migliaia di risparmiatori rimasti intrappolati negli investimenti in criptovalute attraverso la New Financial Technology (Nft). Due dei tre indagati per truffa aggravata sono stati arrestati ieri a Dubai dove la società ha la sede principale. Si tratta dei trevigiani Christian Visentin ed Emanuele Giullini, indagati a Treviso e in altre sedi giudiziarie per aver raccolto ingenti capitali da parte di centinaia di investitori prefigurando investimenti speculativi sulla moneta digitale. 
Investimenti che, secondo quanto riferisce l’avvocato del foro di Belluno, Valentina Stefani, che assiste tre bellunesi finiti nella trappola del presunto business, avrebbero fruttato un 10 per cento di interesse. Percentuali mirabolanti che, anche di fronte alla sempre maggiore diffidenza verso le banche, vedi i noti crac veneti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, hanno spinto molti risparmiatori ad sperimentare nuove e sempre più scivolose strade di investimento. I tre risparmiatori bellunesi avrebbe perso rispettivamente 10, 20 e 35 mila euro. Soldi praticamente svaniti nel nulla.
All’appello manca però il terzo socio, Mauro Rizzato, di cui, al momento, non si ha nessuna notizia, afferma l’avvocato Stefani. Ma nell’inchiesta, aperta dalla procura di Treviso, ci sono anche molti promotori finanziari indagati in più procure d’Italia per il reato di esercizio abusivo della professione.
Il bubbone era scoppiato ad agosto dell’anno scorso quando i pagamenti ai risparmiatori vengono sospesi. Parte così la pellicola di un film già visto centinaia di volte con i soliti piccoli risparmiatori vittime di sistemi difficilmente scardinabili, perché se è vero che quasi sempre si trovano i responsabili altrettanto vero è che quasi sempre i soldi non ci sono più. Un caso analogo, a Belluno, fu quello della Gd Consulting.
Complessivamente la società avrebbe raccolto 100 milioni di euro, soldi da investire in valuta digitale prospettando facili guadagni sebbene il settore sia tra i più volatili del mondo finanziario.
In base a quanto si apprende, la misura restrittiva dei due soci sarebbe collegata non alle iniziative della magistratura italiana ma ad azioni assunte dalla giustizia degli Emirati, a causa di attività intraprese da Visentin e Giullini nel Paese straniero e di natura analoga a quella osservata in Italia. Visentin è difeso dall’avvocato Paolo Gianatti, di Albenga (Savona) mentre Giulini è assistito da Nicola Bonino, di Torino. 
 

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 14:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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