Codice rosso: l'ambulanza parte, ma a bordo non c'è il medico

Mercoledì 11 Luglio 2018 di Olivia Bonetti
Codice rosso: l'ambulanza parte, ma a bordo non c'è il medico
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BELLUNO - Non ci sono medici al pronto soccorso di notte per uscire in caso di codici rossi: e così il Suem di Pieve di Cadore chiamò la guardia medica per coadiuvare l'intervento dell'ambulanza ma il dottore si rifiutò. Un caso emblematico quello approdato ieri in Tribunale a Belluno: sì perché il dottore che non salì sull'autolettiga è finito a processo per omissione di atti di ufficio. Il processo racconta la situazione che si vive al pronto soccorso del San Martino, ancora oggi.
 
GLI IMPUTATI
«Non potete colmare le lacune amministrative delle emergenze sfruttando le attività delle guardie mediche». Lo avevano detto chiaramente i medici che poi sono finiti nei guai. Imputato per rifiuto di atti di ufficio il dottor Mazen Iskandarani, 45enne nato a Beirut residente a Padova difeso dall'avvocato Tullio Tandura. Ieri l'udienza preliminare di fronte al gup Enrica Marson è stata nuovamente rinviata: il medico è irreperibile, sta lavorando all'estero su fronti di guerra, sembra sia in Siria. A lui, come al collega Nicola Calgaro 43enne di Belluno (assolto con formula piena nel processo abbreviato che si è chiuso tempo fa ndr) si imputava di essersi rifiutati di intervenire, sebbene allertati dalla centrale operativa Suem per un intervento in codice rosso. «Rifiutava nello specifico - dice l'accusa di coadiuvare il personale infermieristico del Pronto soccorso del San Martino giunto sul posto». Era il primo aprile 2010, il secondo episodio avvenne il 5 aprile. Entrambe le guardie mediche vennero segnalate dal primario del Pronto soccorso Giovanni Gouigoux alla Procura e per conoscenza alla direzione sanitaria.

LE CARENZE
Dopo 8 anni la situazione non è cambiata. Ancora oggi, la notte al pronto soccorso del San Martino, non c'è un medico che esca in ambulanza nei codici rossi: di giorno invece sì, dalle 8 alle 20. E non si capisce cosa cambi dal giorno alla notte: un'emergenza è un'emergenza e andrebbe trattata allo stesso modo con un medico che sappia intervenire in situazioni d'urgenza. Ma non è possibile, perché la notte in pronto soccorso a Belluno c'è un solo medico che non potrebbe certo assentarsi lasciando il reparto di emergenza sguarnito. Diversamente da quanto avviene a Pieve di Cadore dove il Suem ha il proprio medico che esce per le emergenze. Forse per questo quella sera del 2010, quando uscì l'ambulanza per una persona che non rispondeva e sembrava incosciente in stazione venne chiamata la guardia medica. Ma sarebbe come chiamare il medico di base di giorno per codici rossi a coadiuvare i sanitari delle ambulanze. Il medico di base o la guardia medica non può coordinare, non conosce i protocolli non conosce le apparecchiature: non possono fare emergenza sul territorio. E questo è quello che risposero le due guardie mediche finite sotto processo: «Non posso venir lì a fare attività di rianimazione, non è il mio contratto non ho questa qualifica, nel caso accada qualcosa l'assicurazione non mi copre».
IL PRESENTEDa allora sembra che nessuna guardia medica sia stata più chiamata per interventi di questo tipo. Resta però il fatto che di notte non c'è un medico di pronto soccorso che possa uscire per i codici rossi. Chi potrà allora somministrare i farmaci salvavita nel caso dell'emergenza sul territorio? Gli infermieri in ambulanza? Ma anche sul fronte degli infermieri di notte la situazione non è migliore: tre infermieri a Belluno, che devono dividersi tra Triage, Astanteria e ambulatori. Ovviamente restando sempre pronti ad uscire in caso di codice rosso, quando devono andare in ambulanza: in quel caso due escono e ne resta solo uno al pronto soccorso del San Martino. Numeri che letti con gli episodi approdati in Tribunale fanno pensare. È accaduto infatti che un infermiere sia finito a processo: non avrebbe sorvegliato un paziente, che morì. Era notte. Al pronto soccorso del San Martino.
Il paradosso infine è che i numeri risicati sono proprio nell'ospedale con i maggiori accessi, Belluno, che fa il doppio rispetto a Agordo e Pieve messi assieme. Ma lì invece il problema non si pone: a Pieve per le uscite ci sono infermieri e medici del Suem, a Belluno invece (unico ospedale provinciale senza Suem) devono tamponare quelli del pronto soccorso. Sempre loro. 
Olivia Bonetti
Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 10:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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