Imputato fantasma. Uccise Barbara: rischia 8 anni, ma è fuggito

Venerdì 15 Marzo 2019 di Olivia Bonetti
Barbara Durastante
BELLUNO La speranza è che dal processo che inizierà a luglio arrivi giustizia per la morte di Barbara Durastante, la 42enne bellunese morta mentre viaggiava sull'auto condotta dall'amico Evandro Gonsalves Galhardo. Sarà comunque una giustizia a metà perché l'imputato è da tempo un fantasma. Dopo lo schianto mortale, avvenuto la sera del 19 dicembre 2017 quando la sua auto finì su un platano in via Vittorio Veneto, venne ricoverato in ospedale. Ma poi trovò il modo di andarsene. Forse è in Brasile a curarsi, come aveva detto qualche tempo fa ai carabinieri che lo cercavano. Quel che è certo è che guidava ubriaco con un'alcolemia che sfiorava i 3 grammi di alcol per litro di sangue (2,89 per l'esattezza) e non venne arrestato. Certo dopo ieri mattina, quando è stato rinviato a giudizio per l'udienza del 4 luglio, rischia un minimo di 8 anni di reclusione. Ma la pena resterà comunque sulla carta, perché probabilmente lui non farà mai più ritorno in Italia.
LA FAMIGLIAIeri in Tribunale a Belluno, giorno dell'udienza di fronte al gup Enrica Marson era presente la sorella di Barbara, accompagnata dai referenti di Giesse risarcimenti, la società bellunese di risarcimento danni e responsabilità civile che affianca la famiglia nella vicenda. A rappresentarli in aula l'avvocato Nives Zanon, che però ha rinunciato alla costituzione di parte civile. Resteranno fuori dal processo, perché è già in corso una causa civile a Milano contro l'assicurazione. Ma sicuramente non mancheranno di seguire tutte le udienze, perché papà e sorella sperano che venga fatta giustizia per la loro congiunta.
LA DIFESAL'imputato ovviamente non c'era, ma era rappresentato dagli avvocati Ferruccio e Davide Rovelli. Proprio il mandato fiduciario formato da Evandro Gonsalves Galhardo, dopo l'incidente, consente di celebrare il processo. In caso contrario anche l'udienza di ieri sarebbe stata rinviata per irreperibilità dell'imputato. I difensori hanno puntato sul guasto tecnico della Fiat Uno che conduceva il brasiliano la notte della tragedia. Per questo hanno chiesto al gup Enrica Marson il non doversi procedere. Contro questa ipotesi c'è però la consulenza tecnica disposta dal pm che dice testualmente che «non sono emerse anomalie della Fiat Uno». La vettura era stata vista dai testimoni procedere a zig zag e la velocità ricostruita dal tecnico è di 60 chilometri orari (superiore a quanto consentito in quel tratto). In quella vettura condotta dall'amico ubriaco fradicio c'era Barbara, che era senza cinture e non ha avuto scampo. 
Olivia Bonetti
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