CORTINA D’AMPEZZO - Si difenderanno in aula i tre imputati per il presunto abuso edilizio dell’hotel Ampezzo di Cortina. Ieri il gup del Tribunale di Bellunio, Elisabetta Scolozzi, ha rinviato a giudizio Silvia Balzan (avvocato Michele Godina), l’allora responsabile dell’ufficio edilizio del Comune di Cortina accusata anche di abuso d’ufficio, l’architetto cadorino Lucio Boni (avvocati Stefano Zallot e Gianluca Sgaravato) e il committente proprietario, ossia l’investitore russo Andrey Alexandrovich Toporov della società Lajadira (difeso da Bruno Barel ed Elisa Pollesel).
LE ACCUSE
«In quella zona si poteva realizzare un restauro conservativo ma non una demolizione», diceva il giudice nel sequestro preventivo. Per la Balzan si ipotizza l’abuso d’ufficio «in quanto rilasciava il permesso a costruire numero 18 del 2019 che prevede ristrutturazione edilizia con ampliamento in variante al permesso costruire numero 28 del 2017 e in deroga ai sensi articolo 3 legge regionale del Veneto numero 55 del 2012». «Si autorizzava la ristrutturazione con ampliamento - spiegava il giudice - ma di fatto si dava corso alla demolizione con ricostruzione e dunque a una nuova costruzione». Si tratta di un edificio in zona A1, centro civico, e la categoria di intervento consentita rientra nell’ambito della ristrutturazione: secondo l’accusa si sarebbe proceduto con una nuova costruzione che prevede un ampliamento di metri quadri 1478 oltre a un ampliamento volumetrico di 400 metri cubi più 200 metri quadrati di superficie coperta modificato la sagoma e realizzando in altezza due piani aggiuntivi. Poi le distanze: «Sul lato ovest verso il condominio Nert, viene realizzato un nuovo manufatto che nella sostanza è una terrazza che riduce la distanza esistente di ulteriori 4 metri e si avvicina all’edificio vicino».
LA STORIA
Il caso scoppiò in piena pandemia nel 2020 quando vennero messi i sigilli al cantiere. L’hotel Ampezzo risale al 1800 quando era una casa, fu albergo dal 1923. Fu per anni di proprietà della famiglia ampezzana Voegelin. Poi viene ceduto prima a una società di Roma e poi alla società Hb e dopo il fallimento di questa arriva a Lajadira dell’investitore russo che prosegue con il progetto di ristrutturazione avviato anni prima.