Concorrenza sleale, l'imprensario denuncia tre colleghi: la guerra delle epigrafi finisce in tribunale

Mercoledì 24 Maggio 2023 di Olivia Bonetti
Un tabellone delle epigrafi

BELLUNO - La guerra delle epigrafi è finita in Tribunale. La vicenda con affissioni selvagge e annunci strappati, che ha tenuto banco negli anni scorsi in città, prima dell'introduzione del regolamento bacheche, è sfociata nel penale. A far partire l'inchiesta la denuncia del titolare dell'impresa di pompe funebri Donadel, che tramite l'avvocato Mariangela Sommacal, ha lamentato pesanti violazioni dei colleghi Caldart, Ganz e Gelisio.

Accuse prive di fondamento, come evidenziato dal gip di Belluno Enrica Marson che ieri, 23 maggio, ha archiviato definitivamente il caso. Il provvedimento è stato emesso per la denuncia all'impresa Caldart, per la quale Donadel, oltre alle violazioni evidenziate anche per le altre aziende, aveva ipotizzato le presunte minacce. Condotte giudicate irrilevanti da punto di vista penale dal giudice, che ha accolto la tesi della difesa Caldart, sostenuta dall'avvocato Stefano Bettiol.

LA DENUNCIA
Il titolare della azienda Donadel, quella che ha la casa funeraria in via Marisiga, lamentava nei confronti di Caldart Ganz e Gelisio diverse violazioni. Come il fatto che dopo il funerale anziché portare subito le salme nei luoghi dedicati alla cremazione le trattenevano nelle loro strutture che non sarebbero stati, secondo quanto denunciato, luoghi deputati. Poi lo strappo delle sue epigrafi, o la rimozione dalle bacheche. Alla fine i reati ipotizzati erano offesa a una confessione religiosa mediante danneggiamento di cose, per il fatto appunto di staccare gli annunci funebri, i reati di danneggiamento e reati di concorrenza sleale. Solo nei confronti di Caldart c'era anche la diffamazione e minaccia. Nel mirino di Donadel due episodi: uno risalente al 4 agosto 2022 e l'altro a qualche giorno dopo, il 10 agosto 2022. Nel primo caso il referente della Caldart avrebbe detto ai due dipendenti di Donadel, secondo quanto denunciato: «Mando in galera il tuo titolare». Nell'altra occasione, avvenuta in via Feltre, secondo quanto sostenuto da Donadel il referente dell'azienda di pompe funebri concorrente sarebbe transitato in auto e rallentando avrebbe mimato il gesto delle manette.

L'ARCHIVIAZIONE
«Gesti sommari che non integrano la minaccia, che richiede la prospettazione di un male futuro», scrive il giudice nella definitiva archiviazione del caso. E anche l'affermazione del primo episodio sarebbe comunque priva di connotazione del delitto. Eppure l'impresa Donadel si è battuta con forza per portare avanti le sue ragioni. Nell'atto di opposizione all'archiviazione vengono indicati nuovi elementi di prova, per cercare di far riaprire il caso: si invitava a sentire il titolare della Donadel e il figlio, che era presente ai fatti. Richieste reiterate dalla difesa nell'udienza di opposizione all'archiviazione che si è tenuta a palazzo di giustizia a Belluno, giovedì scorso, 18 maggio. Ma l'avvocato Sommacal non ha convinto il gip Marson che ha giudicato gli episodi segnalati, sulla base del quadro probatorio, irrilevanti. Al termine del procedimento, quindi, la storica ditta Caldart, la più antica in città che svolge servizio funebre da oltre 60 anni, è uscita completamente pulita. Tutto lascia intendere che anche gli altri due casi siano stati archiviati, ma su questo, per ora non ci sono notizie. Il caso Caldart era, infatti, stato stralciato da quello di Ganz e Gelisio, perché tra le contestazioni c'era la minaccia. Anche gli altri reati ipotizzati per le tre imprese erano piuttosto pesanti: l'articolo 404 comma 2 prevede fino a 2 anni di reclusione, poi il danneggiamento 635 comma 2 numero, da 6 mesi a tre anni e la concorrenza sleale (513 bis) fino a 6 anni.
 

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