Green pass falso a una 12enne: indagati il medico e il padre no-vax

Domenica 28 Novembre 2021 di D.P.
Green pass

BELLUNO - Ha confermato di aver simulato alcune vaccinazioni per permettere a persone no-vax (anche da Belluno) di ottenere il green pass ma ha ribadito di non aver mai ricevuto soldi da loro. Si è difeso così Mauro Passarini, medico di base e ginecologo di 64 anni, nato a Bologna ma residente a Marina di Ravenna, dove ha uno studio (un altro ce l'ha nel quartiere Darsena a ridosso della stazione ravennate) convenzionato con l'Ulss Romagna. È indagato per peculato, falso ideologico e corruzione nell'inchiesta ravennate sulle false vaccinazioni.

L'INTERROGATORIO

«Non ho mai preso un soldo» ha spiegato nell'ultimo interrogatorio di due giorni fa davanti al giudice per le indagini preliminari. Nemmeno quei 1.555 euro trovati nelle sue tasche il 17 ottobre scorso dopo la prima perquisizione della polizia. Poco prima, da quello studio, era uscita una bambina di 12 anni accompagnata dal padre bellunese e dalla sua compagna.

L'ipotesi accusatoria è che siano stati loro a consegnargli quella somma in cambio di tre green pass, ottenuti ovviamente tramite finta vaccinazione. Gli indagati, infatti, sono tre: nel fascicolo, oltre al medico, compaiono i nomi di un poliziotto (suo paziente) che avrebbe eseguito un accesso abusivo nel sistema informatico della Questura per ottenere informazioni sull'indagine in corso e appunto il padre bellunese. Sempre nell'interrogatorio, Mauro Passarini ha raccontato di aver vaccinato la bambina solo con la seconda dose del 17 ottobre. Ma è davvero così?

LA DENUNCIA

L'indagine comincia a Belluno il 6 ottobre scorso quando una donna, residente nel capoluogo, fa un esposto in Procura perché non si fida delle parole del suo ex compagno. L'uomo, residente a San Gregorio nelle Alpi e contrario al vaccino anti-covid, racconta di aver fatto vaccinare la figlia a Ravenna. Questo la insospettisce: che bisogno c'era di percorrere 292 chilometri di strada per eseguire un vaccino che le avrebbero fatto anche a Belluno? Vengono quindi disposti accertamenti sierologici e l'esito è negativo. La minore, in quei giorni, è priva di anticorpi (e questo contrasterebbe con quanto dichiarato dal medico venerdì, cioè il fatto di averle somministrato la dose di vaccino). Quindi scatta la perquisizione dell'ambulatorio del medico e vengono trovate fiale di vaccino anti-covid fuori dal frigo che portano all'arresto di Passarini. L'inchiesta passa quindi nelle mani della Procura di Ravenna per competenza territoriale.

MISURE CAUTELARI

Ora il medico si trova ai domiciliari e due giorni fa, davanti al gip, ha precisato che sugli oltre 290 pazienti da lui vaccinati così riporta l'Ansa sicuramente ha simulato la vaccinazione di tutti quelli, cioè una quarantina, venuti apposta da fuori regione (ad esempio da Belluno, Torino, Udine, Venezia). Inoltre ha spiegato come fosse arrivato alle vaccinazioni simulate: l'idea sarebbe maturata durante alcuni corsi di meditazione a Padova nei quali gli erano stati presentati diversi no vax. La sua posizione, però, rischia di peggiorare. Quasi al termine dell'interrogatorio il medico ha aggiunto che alcuni no-vax che avevano ricevuto due dosi simulate (ma registrate nel sistema informatico ministeriale) si erano spaventati a tal punto dopo la prima perquisizione nel suo ambulatorio da chiedere di nascosto una terza dose di vaccino anti-covid. Questa volta reale. Passarini ha quindi usato le ultime fiale Pfizer ritirate dall'Ulss Romagna che però conservava a temperatura ambiente e che sarebbero dovute risultare inutilizzabili. Nel frattempo la Procura ravennate ha ordinato accertamenti per la ricerca di eventuali impronte sulle banconote consegnate dal papà bellunese no-vax.

Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 10:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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