Green pass, Confcommercio chiede subito un dietrofront, ma i commercianti si dividono

Sabato 24 Luglio 2021 di Davide Piol
Il titolare dell'Osteria al Ponte dice no al green passe e accoglie tutti
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BELLUNO -  Il “green pass” obbligatorio per entrare nei luoghi chiusi come bar e ristoranti non è ancora diventato definitivo - il premier Mario Draghi ha presentato la bozza del decreto giovedì sera - eppure ha già scatenato le reazioni più disparate. Paolo Doglioni, presidente di Confcommercio Belluno, l’ha definito una «aberrazione». Mentre i locali del capoluogo sono divisi: alcuni aspettavano la decisione da tempo, altri faranno sedere ai tavoli anche i clienti non vaccinati. «Caricare su baristi, ristoratori, albergatori – sottolinea Doglioni – l’obbligo di controllare gli avventori significa dare loro responsabilità che non competono, oltre a complicare l’organizzazione con aggravio di tempi e costi». 

LE REAZIONI
Ma per gli esercenti sarebbe davvero un disagio così importante? Il ristorante “La Taverna”, ad esempio, chiede già il green pass per partecipare agli eventi nella saletta al primo piano. «Personalmente sono molto contento – commenta il titolare Massimo Simionato – è la decisione migliore che potevano prendere. Porterà qualche disagio, ma ci sono alternative? Un’altra chiusura, forse?». Perciò, è necessario ancora uno sforzo: «La situazione richiede serietà – continua Simionato – Se uno non si vuole vaccinare è una sua scelta, ma sta a casa. Si deve fare così altrimenti non ne andiamo fuori. Credo che in questo modo i clienti saranno più tranquilli e verranno più volentieri». 

INCOGNITA CONTROLLI
I nodi al pettine, però, sono molti. «Come facciamo a controllare le persone? – chiede la proprietaria del “Mirapiave” Vittoria Coccia – Ammettiamo che un cliente mi presenti il green pass di un suo amico: io non posso chiedergli la carta d’identità. Siamo stufi. Pensavamo di trascorrere tranquilli almeno il mese di agosto. Cos’altro ci aspetta?». Parlando coi ristoratori del centro, quella sui controlli è la questione più spinosa. «Il green pass – afferma il proprietario della “Buca” – sembra una cosa in più per metterci il bastone tra le ruote. Non possiamo controllare le persone e magari ci mettono anche un corso da seguire. Siamo alla deriva e la gente è confusa. Se dovrò fare i controlli io, prenderò la sanzione piuttosto». Non tutti i locali, infatti, avrebbero la possibilità di spostare un dipendente all’ingresso, per l’intero turno, o assumerne uno ad hoc. 

I “DISSIDENTI”
C’è anche chi non rispetterà il decreto, qualora venisse approvato e pubblicato in Gazzetta.

L’Osteria al Ponte ha esposto un cartello fuori dal locale: «Green pass? Qui non serve!». E appena sotto: «È più di un anno che la nostra attività segue tutti i protocolli per farti essere in sicurezza, non serve un ulteriore lasciapassare. Ce l’hai? Bene. Non ce l’hai? Bene lo stesso». Il titolare Massimo Bortoluzzi argomenta la scelta in questo modo: «Dopo aver subito di tutto e di più e aver visto un sacco di contraddizioni, mi sembra l’ennesima provocazione. Penso che lavorare con i dispositivi di protezione individuale sia sufficiente». Poi c’è il problema della privacy. «Qualcuno potrebbe dirmi “sono affari miei” – continua Bortoluzzi – È come se chiedessi a un cliente se è andato a prostitute o se si è bucato con la siringa di un amico. È un ricatto bello e buono». Lo stesso cartello è appeso fuori dal ristorante di Limana “Casa e Cesa 3.0”. Uno dei due titolari, Alessandro Salvatore, chiarisce subito che farà entrare tutti (vaccinati o meno) e di essere pronto a combattere con gli avvocati: «È una legge dittatoriale dalle sembianze naziste – aggiunge – La storia si sta ripetendo. Noi non siamo no-vax perché il vaccino non esiste, è solo un siero sperimentale. Piuttosto che iniettarmi qualcosa che non so cosa sia, ritengo sia meglio prendere il covid e uscirne con le cure». Alcune persone, tuttavia, non ne sono uscite. «Sì – ammette Salvatore – ma per una gestione sbagliata delle cure e non sono morti per covid. Per le possibili sanzioni ne discuteremo al momento e loro (gli agenti, ndr) saranno perseguibili a livello penale». Il settore della ristorazione è diviso e secondo il presidente di Confcommercio non può essere incolpato dei nuovi contagi. «Ricordiamoci – precisa Doglioni – che bar, ristoranti, alberghi hanno già protocolli ben definiti e regole da rispettare. Ed è stato dimostrato che non sono loro a contribuire alla diffusione del virus. Visto che mancano due settimane per l’avvio di questa norma, vogliamo sperare in una presa di consapevolezza di tutto ciò da parte del Governo e un sano “dietro front”». 

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