Gita di classe in Francia: si mobilitano consolato e questura, il passaporto del 13enne sarà pronto in tempo

Mercoledì 1 Marzo 2023
Il passaporto per consentire al 13enne di uscire dall'Italia sarà pronto in tempo utile per la gita di classe

Hanno appuntamento oggi a Trieste al consolato di Romania (nella foto) i genitori del 13enne A. , figlio di romeni nato in Italia, che rischiava di non prender parte alla gita di classe a Nizza in calendario il 23 marzo perchè senza passaporto nè carta d’identità valida per l’estero. Quando una decina di giorni fa sul tavolo del console Cosmin Victor Lotreanu arrivò la rassegna stampa dei quotidiani italiani con l’articolo de Il Gazzettino di Belluno che riguardava il 13enne di Trichiana, la macchina della burocrazia si mise in moto in una lotta contro il tempo dall’esito allora incerto, oggi un po’ più definito e confortante.

 
IL PRECEDENTE
Era successo che il papà di A., appena saputo che la meta della gita di classe era all’estero e che quindi era necessario avere il passaporto, si era collegato al sito del consolato per avviare la procedura. Era stato fissato l’appuntamento per il 23 febbraio a Trieste per la consegna della documentazione necessaria al rilascio che però sarebbe avvenuto al massimo entro 45 giorni. Troppi, perchè la partenza era stabilita il 23 marzo. Il papà quindi rinunciò alla trafila comunicando al figlio che per lui la gita saltava. «In realtà -spiega il console- la comunicazione dei 45 giorni è automatica ed è calcolata come limite massimo perchè in condizioni normali in un paio di settimane, se tutto è in regola, il passaporto viene rilasciato». 


LA RICERCA
Dopo aver appreso del caso dalla rassegna stampa, gli uffici del consolato hanno cercato di ricostruire a ritroso la vicenda, mai nei terminali non c’era traccia della richiesta che evidentemente era stata annullata proprio per un problema di tempi. Nel frattempo il caso del bambino costretto a rinunciare alla gita con i compagni di classe per un problema istituzional-burocratico era stato segnalato anche al Quirinale e anche la questura di Belluno se n’è fatta carico segnalando con una mail alla sede consolare la situazione. Alla fine, dunque, tutti contenti: il più felice è A. che questi tre giorni fuori casa da solo con gli amici se li sognava da anni; soddisfatti i genitori che dopo la tristezza del primo rifiuto, adesso hanno detto al figlio che è stato tutto un malinteso e che il problema del suo passaporto è risolto; un sospiro di sollievo tirano anche gli organizzatori della gita che erano dispiaciuti per non essere riusciti ad accontentare tutti; contenti anche in consolato a Trieste per aver risolto un caso che forse la tecnologia ha complicato: quei 45 giorni annunciati come tempo massimo per la consegna del documento e comunicati in automatico in un messaggio al termine della procedura, in realtà, se la richiesta in quel periodo non è elevata, si accorciano di molto. Invece hanno scoraggiato il papà di A.

Forse, se al posto di un computer ci fosse stata una persona in grado di spiegare che tutto poteva anche risolversi in un paio di settimane, ad A. sarebbe stato risparmiata la doccia fredda.

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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