Niente fossa per la bara della suocera
genero costretto a scavare in cimitero

Martedì 16 Ottobre 2018 di Olivia Bonetti
L'uomo mentre cerca di svuotare il sacco pieno di ghiaino dall'area dove doveva esserci la fossa
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Sepoltura impossibile: il famigliare della persona deceduta prende il badile e si mette a scavare. Un episodio non degno di un paese civile, a tratti grottesco se non si stesse parlando di una tragedia, quello accaduto sabato, alle 15, al cimitero di Salce. È a quell’ora che il feretro della 79enne Bruna Rossa, di via Fisterre, è arrivato dalla chiesa di Mussoi, con sacerdote e corteo funebre a seguito. Ma la fossa non era pronta e la sepoltura era impossibile perché nessuno voleva prendersi la responsabilità di rompere un sacco di ghiaia che era posizionato sullo spazio dove doveva esserci la buca. L’unica soluzione era quella di lasciare la salma nella chiesetta del cimitero fino a lunedì. «Non potevo - racconta il genero della defunta, Paolo Cumerlato - pensare di tornare a casa con mia moglie disperata senza dare degna sepoltura a sua mamma: mi sono preso io la responsabilità e ho rotto il sacco». 
LA TESTIMONIANZA
«La cosa è andata oltre la disperazione - racconta Paolo - , oltre il dispiacere, ma perché non dar pace a una persona neanche dopo morta? Perché tutto questo?». «Erano le 15 - spiega - quando, dopo la funzione religiosa a Mussoi, il corteo funebre è arrivato a Salce». «Quando siamo arrivati dinanzi all’ingresso cimitero - prosegue -, il responsabile delle onoranze funebri (che è estranea alla vicenda perché non può operare all’interno del cimitero di competenza della cooperativa che ha in gestione il servizio ndr) mi dice che non era stata fatta la fossa della sepoltura: sullo spazio c’era un sacco di ghiaino di 15 quintali, posizionato intorno a mezzogiorno». Da quell’ora la cooperativa Barbara B. di Torino, l’incaricata del Comune che gestisce i servizi cimiteriali, non è riuscita a spostare l’ingombro. L’escavatore era troppo piccolo e la coop non si voleva prendere la responsabilità di rompere il sacco. «Era stato posizionato - spiega il responsabile della coop Barbara B. Massimo Zanin - dai volontari “Scuola dei Morti” e qualcuno ci ha detto che se l’avessimo danneggiato l’avremmo poi dovuto pagare. Inoltre non avevamo potuto preparare la fossa la mattina, perché eravamo impegnati in un altro funerale». La vicenda ha causato ulteriore sofferenza ai famigliari della defunta. Sconvolti anche i partecipanti e il prete, che ha benedetto la bara, senza sepoltura.
IL CORAGGIO
La funzione ormai era di fatto finita, ma Cumerlato non si dà per vinto: pretende che sia data degna sepoltura alla suocera. Chiama prima i vigili del fuoco, per chiedere aiuto, e poi i carabinieri. «Ho rotto il sacco col badile - racconta Cumerlato - e l’ho svuotato piano piano: la fossa era pronta alle 17». A quel punto i due addetti della cooperativa hanno scavato nel terreno e i soli famigliari, con l’aiuto del vigile del fuoco, hanno calato la bara, che poi è stata tumulata. «Quel sacco non doveva essere lì - conclude il parente - qualcuno è responsabile di quanto accaduto». Denuncerete? «Abbiamo già sofferto abbastanza, non vogliamo fare del male a nessuno, ma una cosa del genere è inaccettabile. Non deve ripetersi». Un caso simile, non così grave, ma con problematiche sulla fossa, era accaduto un mese fa: in quel caso la salma venne lasciata in un loculo, con il via libera dei famigliari e poi sepolta in un’altra giornata.
 
Ultimo aggiornamento: 17:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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