Dopo l'arresto dei gambiani e nigeriani
spaccio in mano al profugo del Bangladesh

Venerdì 12 Aprile 2019 di Olivia Bonetti
Dopo l'arresto dei gambiani e nigeriani spaccio in mano al profugo del Bangladesh
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FELTRE - Ancora un profugo della Dumia alla sbarra per spaccio di sostanze stupefacenti ai minorenni. Dopo la maxi-indagine “Gambia”, che svelò come i richiedenti asilo nigeriani e gambiani si erano spartiti le piazze dello spaccio di Feltre nel 2016, si scopre ora che “al lavoro” si era messo anche un migrante del Bangladesh, sempre ospite della Dumia. Era il periodo tra marzo e settembre 2018 e Fahim Munshi, 20enne del Bangladesh, residente in via Culliada 117 a Feltre, gestiva da solo gli affari vendendo “maria” non solo ai ragazzini, o ai tossici di Feltre, ma anche ai richiedenti asilo che abitavano con lui nella struttura di accoglienza. 
L’INCHIESTA
E proprio dopo una lite con uno di questi, forse per motivi di soldi, è venuto a galla il vasto traffico. Lo confessò un ospite ai gestori della coop, quando effettuarono degli accertamenti dopo l’aggressione avvenuta tra due stranieri del centro. «Fahim da circa un mese detiene marijuana e la vende», disse il migrante. A quel punto iniziarono le indagini dei carabinieri che hanno portato Fahim Munshi di fronte al gip, ieri mattina in Tribunale a Belluno. Ovviamente lo straniero non è più nel Bellunese. Ieri era rappresentato dall’avvocato Stefano Bettiol di Belluno. Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio del ventenne del Bangladesh che affronterà il processo di fronte al Tribunale collegiale dal 10 ottobre prossimo.
IL “GIRO”
Lo spaccio andò avanti, secondo quanto ricostruito, dal marzo a settembre 2018 quando ci furono oltre 150 cessioni, un numero considerato “per difetto” come ricorda il giudice nell’ordinanza cautelare emessa a carico del migrante nell’ottobre 2018, quando scattò il divieto di dimora in provincia. Il telefonino utilizzato da Munshi (un numero intestato a Diallo Mariama) effettuò nel periodo di contestazione, quando era sotto controllo 9768 contatti con varie persone. «Un giro apprezzabile che manteneva con dedizione e costanza», scrive il giudice nell’ordinanza.
Quando il consumatore contattava il profugo Munshi dava indicazioni su come procedere. Gli incontri avvenivano sempre negli stesi posti: a Feltre, al cimitero o al parcheggio del Famila, di via Peschiera o nei pressi del semaforo di via Culliada. Munshi arrivava da solo, ma spesso con altri migranti. Dietro al supermercato Famila funzionava così. I profughi dicevano agli acquirenti di appoggiare i soldi su un muretto e di allontanarsi per qualche minuto. Al posto del denaro poi il consumatore trovava la droga, dopo pochi minuti. Al cimitero invece lo stupefacente veniva nascosto tra i cespugli e Munshi arrivava in bici. 
Ultimo aggiornamento: 08:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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